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La grande bellezza

Opinioni presenti: 113
Media Voto: Media Voto: 5.5 (5.5/10)

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digressioni e mia opinione

(4/10) Voto 4di 10

“La Grande bellezza” a primissimo acchito sembra un rifacimento della “Dolce Vita” di Fellini, in chiave moderna, ma quando ci si addentra nella trama, densa di spostamenti di scena, ci si accorge del contrario. Molti sono i “flashback” incorporati nella vicenda come la sparizione di una giraffa da parte di un prestigiatore; il funerale dell’amata Elisa (primo amore di Jep, attore protagonista) quando afferma che non bisogna piangere perché togli la scena ai familiari della vittima, ma lui portando la bara con i suoi amici è il primo a scoppiare in lacrime; la “mostra” di uno che ha raccolto ogni giorno fotografie di sé accostate tutte le una alle altre in tre pannelli di grandi dimensioni, continuando a coltivare la mania del padre che lo aveva fotografato ogni giorno dalla sua nascita; il prete più interessato alle ricette che alla preghiera, che sfugge per non saper rispondere alle domande sulla fede di Jep e alla fine gli confessa di essere un esorcista e lo benedice; il vicino di casa che sembrava una persona ineccepibile ed era un latitante ricercato; i “conti”, nobiliari in rovina, pagati a noleggio per apparire a Suor Maria, la santa missionaria che oltre centenaria confessa di essersi cibata sempre di radici. Di sicuro impatto la scena degli uccelli migratori attirati dalla santa che ha voluto incontrare Jep senza rilasciarle però l’intervista che voleva la sua capo redattrice nana, ed afferma fermamente: “La fede non si racconta, si vive”. A questo punto mi è sembrato di rivivere non a caso le scene del film “L’uomo delle stelle” del 1995 di Giuseppe Tornatore. Se ben ricordate nella pellicola sopra citata si parlava di un finto cineasta imbroglione che fingeva per spillar quattrini, di filmare i personaggi più variopinti di una Sicilia molto significativa e pronta a confessarsi davanti ad una macchina da ripresa, ma lui non avendo ripreso nulla in realtà, solo dopo si accorge dell’errore irreversibile commesso ripensando a tutta quella umanità che aveva visto transitare nel suo tendone, a quei provini quasi sempre spontanei che non sono mai rimasti impressi sulla pellicola, ma solamente nella sua memoria. Ebbene Jep nell’attuale film, parimenti, non ha voluto scrivere nulla su tutto ciò che incurantemente vedeva transitare davanti ai suoi occhi, sino a quando, proprio nel momento in cui le speranze sembravano abbandonarlo definitivamente, ecco che l'illuminazione gli arriva, dopo un incontro, con la "Santa", missionaria cattolica del terzo mondo. Il film si chiude infatti con il gran sacrificio della “Beata” centenaria che sale in ginocchio trascinando il corpo a fatica su per la scala santa di San Giovanni in Laterano e Jep che si reca all'Isola del Giglio per un reportage sul naufragio della Costa Concordia. E proprio qui, ricordandosi del suo primo incontro con Elisa che gli mostra il seno nudo, che si riaccende in lui un barlume di speranza: ora è pronto a scrivere il suo prossimo romanzo, mentre il film si chiude con le riprese di un'alba romana sulle note di The Beatitudes dei Kronos Quartet. Lodovico Marchisio



Lodovico Marchisio, 67 anni, Avigliana (TO).




Sopravvalutato

(5/10) Voto 5di 10

È vero, ha vinto un oscar e la qualità si vede a tratti, però l'ho trovato un film piuttosto noioso. Molte scene potrebbero essere eliminate e non danno un valore aggiunto al film. Molto bravo Servillo, e belle ambientazioni, ma la trama è veramente povera a mio avviso.



Enrico, 25 anni, Belluno (BL).




La grande e lunga bellezza

(7/10) Voto 7di 10

Ho visto il film due sere fa e devo dire che appena uscito dalla sala sono rimasto un pò perplesso; è sicuramente lungo, lento, senza colpi di scena ma con ambientazioni da togliere il faito, musiche fantastiche, ricco di situazioni e personaggi surreali. Protagonista indiscussa la città di ROMA. Anche se appunto durante la visione si attende sempre "il colpo di scena" (che non arriva), passati due giorni dalla visione continuo a pensare al film, alle sensazioni che mi ha lasciato, alle strane e "lussuriose" vicende di questa "ricerca" della Grande bellezza. Al contrario del primo impatto, devo dire che questo film mi ha lasciato qualcosa, è assolutamente da vedere e mi sento di dargli un bel 7.



Stefano, 31 anni, Bergamo.




Sotto il vestito niente (o quasi)

(4/10) Voto 4di 10

Per Sorrentino si trattava di una grande occasione per raccontare della decadenza di una certa Italia, oggi come non mai fuori luogo, fuori tempo (massimo), dell'impossibilità di redenzione di uno dei protagonisti di questa Italia, di un burattinaio dal fascino appena un poco appannato, magistralmente ritratto da un Servillo in gran spolvero. Ma non basta un grande personaggio, non basta una fotografia impeccabile e due trovate d'impatto, che pure confermano l'ormai raggiunta maturità artistica del regista. Non con un soggetto inconsistente, non senza uno straccio di storia, non per quasi due ore e mezza di proiezione. Gli esercizi di stile hanno stancato. Sotto al vestito ottimamente confezionato, al cinema italiano serve un corpo, serve sostanza.



D. D., 32 anni, Bergamo (BG).




chi lo critica non ha capito una fava

(10/10) Voto 10di 10

Per quanto mi riguarda e' da oscar, ma non lo si deve vedere su dicono canale 5, si vede in bluray a 1080p su un plasma a 24 fps, visione cinematografica, allora rende. L'avessi visto in tv su canale 5 probabilmente non mi sarebbe piaciuto, ma questo e' cinema ed e' arte, non e' il film in PAL a 25 fps, cambia tutto.



Luca, 39 anni, Biella (BI).





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