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Anonymous

Opinioni presenti: 9
Media Voto: Media Voto: 7 (7/10)

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Una leggenda metropolitana in chiave noire

(7/10) Voto 7di 10

Sempre alla ricerca del sensazionale, Roland Emmerich, abbandonati i soliti ed inflazionati soggetti fanta-catastrofici si avventura nel racconto di una nota leggenda metropolitana, diffusasi fin dal XVIII secolo. Si racconta infatti che William Shakespeare non sarebbe il vero autore delle sue celebri commedie ma che esse siano state ideate da altri letterati dell’età elisabettiana come Christopher Marlowe, Ben Jonson, Edmund Spenser e Francis Bacon. Un’altra ipotesi molto in voga attribuisce invece la paternità di parecchi scritti a Edward de Vere, XVII Conte di Oxford, poeta aristocratico che per l’alto rango non poteva rendere pubbliche le sue opere letterarie; all’epoca infatti era considerata cosa disdicevole per un nobile perdere il suo tempo con la poesia o altre amenità del genere, anziché dedicarsi totalmente alla pratica delle armi, della caccia e degli affari di Stato. Proprio su questa ultima congettura, il regista tedesco, naturalizzato statunitense, costruisce il suo film operando una rivisitazione della storia sì personale ma, a dir il vero, a tratti molto suggestiva. La narrazione però, forse a causa del continuo ricorso a flashback ed ellissi temporali, anziché coinvolgerlo, costringe lo spettatore a seguire con fatica le vicende che via via si dipanano sullo schermo generando in lui confusione e disorientamento. In un bailamma di amori travolgenti, invidie e interessi personali intrecciati con gli intrighi di corte orditi dai Cecil per portare Giacomo VI, re di Scozia, sul trono d’Inghilterra, Emmerich, inserisce intermezzi delle più significative opere del drammaturgo di Stratford on Avon, illustrandoci sommariamente come uno spiantato attore di teatro, certo “William Shakespeare”, per una serie di casi fortuiti, riesca furbescamente a farsi attribuire opere non sue ma bensì scritte dal Conte di Oxford. Quello che manca al costrutto del film è però compensato da un cast di attori di prim’ordine, molti con pregresse esperienze teatrali, tra cui spiccano Rhys Ifans, nella parte del perfetto cortigiano, e quella di una intensa e quanto mai grintosa Vanessa Redgrave, nel ruolo di Elisabetta I, che da soli valgono il prezzo del biglietto. Ottima l’ambientazione scenografica tra cui si apprezza la realistica ricostruzione del “The Wooden O”, mitico teatro, frequentatissimo dai londinesi di ogni estrazione sociale, più volte andato a fuoco e ricostruito; bella inoltre la fotografia ed efficaci le tecniche di ripresa che, utilizzando macchine sensibilissime alla luce ottimamente filtrate, inquadrano sapientemente le scene d’interni ed una capitale britannica livida e spettrale che fanno da contraltare alle vicende narrate sullo schermo. Splendidi i costumi che sicuramente non passeranno inosservati ai selezionatori dei premi Oscar.



Antonio, 60 anni, Udine (UD).




Mmmmhhhh

(7/10) Voto 7di 10

Non nego che a me è piaciuto, l'ho seguito con interesse senza annoiarmi, forse un Po alla fine. Devi dire che i flash back erano un Po troppo macchinosi e richiedevano molta attenzione e forse un minimo di conoscenze storiche per essere compresi. Nel complesso belle scenografie costumi e ricostruzioni storiche. Audaci le ipotesi. Godibile per me. Il mio ragazzo ha dormito sempre poveretto!!



Vittoria, 30 anni, Senigallia.




Anonimo?...no di certo

(8/10) Voto 8di 10

Chi si nascondeva dietro l'immenso patrimonio letterario che uno dei più grandi scrittori-poeti della storia c'ha lasciato? E' o non è di Sir William Shakesperare, la mano che ha scritto tali capolavori?...questo è il dubbio, amletico è proprio il caso di dire, che l'improbabile Roland Emmerich prova a dipanare seguendo una corrente che si basa sulla controversa attribuzione delle opere del suddetto. Ebbene, quando dico improbabile mi riferisco al fatto che il buon (anzi spesso ottimo come in questo caso) Roland, regista dei grandi blockbuster catastrofici (mi ricordo Indipendence day, 2012, per citarni alcuni) poteva sembrare non appropriato a dirigere questo dramma ambientato nell'Inghilterra Elisabettiana. In realtà la sua mano non trema e dalle sue riprese viene un fuori un film godibilissimo, che scorre via velocemente su piani temporali diversi. La storia è infatti ricca di flashback relativi alla vita del personaggio principale, il nobile Edward De Vere, che, secondo la teoria avanzata dalla pellicola sarebbe il vero autore di tali scritti....il tutto tra passioni sfrenate, intrighi di corte, e politici tra le famiglie dei Tudor e dei Cecil controllori delle sorti del regno, con il teatro, e le sue rappresentazioni,assoluto protagonista della storia. Ottime le interpretazioni con un grande Rhys Ifans (De Vere), la fotografia e l'ambientazione in una Londra cui la poesia ridava la luce...da vedere assolutamente perchè di 'Anonimo' ha veramente poco...



Alfredo, 39 anni, Grottammare (AP).




Un film anonimo

(4/10) Voto 4di 10

Roland Emmerich fra alti come Indipence Day e bassi come 20.000 a.D. ci ha abituati all'intrattenimento puro. Film fatti di grandi storie epiche, visioni magnoloquenti, effetti speciali, distinzione netta fra bene e male, azione e adrenalina. Agli antipodi del suo lavoro c'è invece questo film, Anonymous, quasi una lezione di storia alternativa (dico alternativa in quanto sfatata dai maggiori studiosi del tema, ma su questo non mi pronuncio). Lezione di storia che in un paio d'ore ci sciorina un paio di teorie e una sequela di personaggi abbozzati in un affresco semi-corale fatto di pochi pregi. Fra questi senz'altro il sobrio Rhys Ifans che interpreta il compassato quanto ispirato Edward De Vere. Si salvano le belle scenografie, la robusta fotografia, un montaggio serrato e un inizio metanarrativo che strizza l'occhio al teatro. Il resto no: Emmerich purtroppo maneggia una materia pericolosa cercando di instradarla sui binari della sua solita cinematografia da pop-corn movie; espone le vite dei suoi personaggi come in una monumentale epigrafe narrativa fatta di dialoghi roboanti, campi lunghi su città innevate, duelli, tradimenti, colpi di scena. Purtroppo il risultato finale è tanto visivamente all'altezza quanto piatto nei contenuti: non c'è vera emozione, non c'è vero spettacolo e vera epica. Si segue la storia noiosamente come si legge un trattatello, ci si districa fra personaggi dipinti con poca verve, intrappolati in archetipi televisivi (di bassa televione però) e alla fine la storia, per quanto il tema sia interessante e fin troppo "facile", è consegnata allo spettatore senza la potenza a cui Emmerich ci aveva abituati. La potenza di una regia senza compromessi, che intratteneva e narrava con stile hollywoodiano ingenuo quanto divertente. Qui non c'è lo stile, resta il bel teatrino visivo e molta voglia di tornare a vedere Shakespeare in Love. Lì almeno i personaggi erano umani, non documenti.



Il Recensore, 28 anni, Firenze.





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