Anonymous
Per iniziare con una battuta si potrebbe dire che guardando la carriera cinematografica di Roland Emmerich sembra di leggere il palinsesto di una stagione di Voyager (Rai Due), il programma televisivo condotto dal mitico Roberto Giacobbo e che parla di misteri, cospirazioni, teorie di complotto, ufo, fine del mondo, e ancora misteri… insomma tutte cose senza la benché minima traccia di prova. Più che altro si chiacchiera. Ed è la stessa cosa che fa Emmerich in "Anonymous" – chiacchiera - proponendo il mistero "misteriosevole" (per dirla come un altro conduttore televisivo) secondo cui Shakespeare non sia mai esistito. Niente "Romeo e Giulietta" – Quale luce spunta lassù da quella finestra? Quella finestra è l'oriente e Giulietta è il sole! Sorgi, o bell'astro, e spengi la invidiosa luna, che già langue pallida di dolore, perché tu, sua ancella, sei molto più vaga di lei. Non esser più sua ancella, giacché essa ha invidia di te -; niente "Amleto" - Essere o non essere, questo è il problema: se sia più nobile d'animo sopportare gli oltraggi, i sassi e i dardi dell'iniqua fortuna, o prender l'armi contro un mare di triboli e combattendo disperderli -; e neppure "Sogno di una notte di mezza estate" - Se quest'ombre v'han noiato, dite (e tutto è rimediato) che, in un sonno pien di larve, tal visione qui v'apparve. Insomma niente di niente. I motivi? Molti.
Tra gli altri: sensazionalismo, noia, ma anche arroganza e voglia di indagare nel torbido. Più che altro lo share, in televisione come al cinema.
Il film comincia ai giorni nostri, a Manhattan. All’interno di un teatro uno storico ci introduce nella questione: "Shakespeare, un impostore?". Carrellata in avanti e lo spettatore viene trasportato alla fine del XVII secolo. Il Conte Edward De Vere aspira a cambiare il mondo con le sue parole. I tempi in cui vive sono terribili (epidemie, guerre, soprusi, povertà) e il suo Paese, guidato da Elisabetta I è in bilico anche a causa delle ribellioni Essex. Insomma, una storia assai complessa in cui si staglia anche la figura di Shakespeare: la leggenda vuole che sia stata una vendetta della stessa regina Elisabetta...
Esaurito (per ora) il discorso catastrofi e fine del mondo, Roland Emmerich si tuffa ad angelo nella piscina delle ipotesi di complotto.
Il regista veste i panni di storico e con piglio appassionato cerca di convincerci che no, Shakespeare in realtà non è mai esistito e la sua non è altro che una storia di passione e vendetta. Sarà...
Il film si fregia di un buon cast formato da ottimi interpreti inglesi (su tutti brilla Vanessa Redgrave), e di una ricostruzione storica, per quel che concerne le ambientazioni, di notevole impatto visivo. L’Inghilterra elisabettiana è descritta in modo convincente nell’incontro di luci e ombre, nebbie e albe. Il resto però è modesto e tutto sommato pretestuoso, per non dire arrogante. Il dibattito storico di cui fa accenno Emmerich all’inizio del film è in realtà assai più complesso di come la vuole raccontare. Un centinaio le teorie a riguardo del problema sulle paternità delle opere di Shakespeare, e difficilmente si troverà una soluzione univoca. Emmerich allora pecca anche di presunzione, volendo trattare un problema attraverso un solo punto di vista e nascondendo tutto il resto. Un po’ esercizio di stile, un po’ articolo sensazionalistico.
Insomma, alla fine della proiezione di "Anonymous" ci si chiede realmente cosa voglia dirci uno che racconta che la prima volta che assistette alla recita di "Sogno di una notte di mezza estate" non capì una parola. E’ proprio vero: c’è chi scrive per appassionare e travolgere, e chi per stravolgere e annoiare. A prescindere da nomi veri o presunti.
La frase:
"Lui non ha scritto una sola parola!".
a cura di Diego Altobelli
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