L'ho visto per la prima volta ieri sera su Rai3 e ne sono rimasto colpito, commosso. Quando fanno questi documentari sulla vita di Falcone e Borsellino è inevitabile non farsi prendere dallo sconforto di viviere in un paese, il nostro, così poco incline al riconoscimento e di scarsa memoria. Un paese che per svegliarsi dal torpore in cui si trova da decenni avrebbe bisogno di un'altra strage.
Falcone e Borsellino costituiscono un'icona, un simbolo; il problema è che quel simbolo al giorno d'oggi non tutti lo conoscono, ma lo osservano da lontano con distacco. Invece sono passati "solo" 15 anni da quelle tragiche stragi siciliane e da allora non è cambiato perfettamente nulla.
Per quanto tempo ancora soggiogherete le nostre vite, rivestirete scheletri, ignorerete un grido?
Non sarà per sempre.
Alla fine di questo bellissimo documentario rimane in corpo quella rabbia che, se da una parte si confonde con la disperazione e la rassegnazione dall'altra fa venire voglia di lottare, di dire basta. Imperdibile.
E' vero che, dato l'argomento, si può rischiare il "luogo comune". Ma sono dell'idea che fa comunque bene sollecitare l'attenzione du un fenomeno come la mafia, che non ha nome, non ha volto, ma si porta dietro sangue, vergogna, violenza; e che merita l'impegno civile e la crescita culturale di tutti e di una mentalità diffusa, che combatta omertà e tipo di organizzazione ed interessi di una società, per poter essere sconfitta. Anche se la sua sconfitta, proprio a causa della mentalità "imperante" e degli ambienti nei quali è radicata,oltrechè del modo in cui è considerata, ha ancora bisogno, purtroppo, di tempo, di impegno, di uomini e di strutture per essere sconfitta. Credo di poter dire (ho conosciuto personalmente Dalla Chiesa) che la volontà e l'impegno dei coraggiosi e dei servitori dello Stato intelligenti
ed attivi sia importante, ma, purtroppo, non sufficiente, perchè deve essere una mentalità di tutti, il coraggio e l'impegno, cioè, di quello Stato che non sono soltanto alcuni uomini ed alcune forze,ma gli uomini comuni, a farsi avanti per compiere quella che deve essere un'autentica "rivoluzione culturale": che capisca e faccia capire che bisogna essere liberi davanti a qualsiasi ricatto della violenza e del'illegalità, per creare un Paese ed una società diversi e fondati su una giustizia non soltanto "nominale", ma vera. Cioè basata sulla reciproca tolleranza e sulla comune accettazione
(voglio dire condivisa) di quella che è la giustizia basata sul rispetto reciproco
Docu-film estremamente interessante che racconta la mafia e chi la combatte.
Mi rimarrà impressa questa frase citata nel film "quando lo stato s'impegna la mafia viene sempre battuta, ma spesso lo stato è assente o indifferente... e quindi la mafia non muore e non morirà mai".
Meditate gente, meditate...
Io credo che questo film costituisca un importante documento e debba essere visto e commentato nelle scuole superiori.
La storia recente delle nostre istituzioni e in particolare di quello che è avvenuto in Sicilia negli ultimi 40 anni deve essere compresa e conosciuta da ogni libero cittadino.
Capire per agire, agire per capire. Questo potrebbe essere il motivo portante di questo film, che invita la società civile a non dimenticare il sacrificio di uomini illustri e meno conosciuti che hanno dato la loro vita allo Stato.
D'altra parte lo Stato siamo noi, e non dobbiamo a queste persone solo un tributo alla memoria, ma a noi stessi e alle generezioni future un obbligo morale e un intento materiale da perseguire, sulla strada aperta da questi uomini e donne, dalle loro famiglie, da un popolo di una regione e di una nazione che non vuole il compromesso ideologico e storico del mal'affare e del sangue versato come situazione inamovibile.