Ambiguo, perverso,malato,frammentario,esile di trama,troppo corto per essere trasformato in film.Ecco il mio giudizio quando un paio di anni fa avevo letto il libro di Gibson da quale è tratto questo film.E mi sono ricreduto.Il film mantiene le promesse date,un film annunciato come esplosivo e che alla fine lascia soddisfatti e abbastanza incerti.Incerti perchè Ferrara gioca con lo spettatore,e si a quasi l'impressione che ci stia prendendo in giro...invece non solo gioca con lo spettatore,ma lo affascina,con bellissime sequenze eleganti e raffinate nonostante la loro perversione.Una recitazione sopra le righe,ma che deve essere così,non troppo impegnata,perchè è il gioco di regia e montaggio che deve essere curato.Ferrara non utilizza effetti speciali,il futuro prossimo è appena accennato,di ciber,multinazionali,computer,virus e microchip si parla solo,senza mostrare.Il film mostra il alto nero di se,mostra in un lunghissimo fleshbek i retroscena della storia,lo svolgersi e l'analisi stessa della storia tralasciata prima,mostra immagini solo all'apparenza gia viste,ma che servono per far capire.Dafoe e Walken sono due mostri sacri del cinema,e qui troviamo anche l'italiana Asia Argento nell'unico film forse della sua carriera dove è azzeccata(simil ruolo che ripeterà in Scarlet Diva).non è il Ferrara di Fratelli o Ochhi di Serpente,è un Ferrara piu attento alla forma e alla confezione.Perverso,ambiguo,giocoso,volgare,fascinoso...un film diverso che rimane dentro
Premesso che la pellicola è ispirata ad un racconto dello scrittore cyberpunk William Gibson, nel film di Abel Ferrara possiamo riscontrare alcuni pregi::-la riuscita ambientazione ci permette di credere che il posto di cui stiamo seguendo le vicende sia ovunque ed in qualsiasi futuro, universalizzando il contesto il pessimismo del quadro descrittivo si fa ancor più lacerante che nella semplice superficie del film;;-i personaggi sono anch'essi universali, da un lato sembrano seguire gli schemi tipici del genere noir e dall'altro impersonano parossisticamente il cinismo di un'epoca futura in cui l'interesse economico indirizzato dalla tecnologia muove ogni rapporto;;-gli attori sono ben assortiti e riescono a far quadrare i propri personaggi (anche la nostrana Asia Argento pur non brillando è cinicamente sfruttata da Ferrara allo stesso modo in cui venne a suo tempo utilizzata Madonna in “Occhi di Serpente”)..Il film a parte questo però lascia a fine visione una sensazione di “coitus interruptus”: si ha l’impressione che le premesse poste non siano state pienamente riconciliate dal finale. Ferrara ed il cosceneggiatore Christ Zois (come non rimpiangere Nicholas St. John) si perdono in un finale appunto che filtra l’intera storia dagli occhi dell’ingannato. Questo sembra far presumere un raffazzonato tentativo di mostrarci una realtà che non era veramente reale. Il gioco perde molta efficacia perché non è supportato efficacemente dalla sceneggiatura che al contrario dà l’impressione di autocitarsi pedissequamente. La tensione automaticamente cala ed il castello crolla prima di essere concluso.Peccato perché il tentativo di Ferrara di aggiornare i propri temi poteva avere conclusione migliore. La possibilità di utilizzare gli scenari cyberpunk per delineare il male che cova nell’uomo e nella società e per verificare l’autodistruzione dei personaggi è certamente una strada percorribile, ma è necessaria una struttura più solida di quella di “New Rose Hotel“ per modellare a pieno tali tematiche.Alla prossima..