Ho trovato questo film pieno di contenuti, molto intenso e perciò molto bello.
Fa riflettere su come dentro ognuno di noi, all'apparenza "normale", possa celarsi un grande dolore.
Attraverso la descrizione della vita quotidiana in una Sarajevo distrutta dalla guerra, l'autore del film tenta di svelarci i drammi che abitano i cuori delle tante donne sopravvissute ai loro mariti. Ma il dramma vero è quello che si nasconde dietro il volto di una madre restia a rispondere alle domande della figlia. Apprezzo tantissimo l'opera del regista perché aiuta lo spettatore ad andare oltre la superficie e a rispettare dietro i volti di chi ci sta di fronte la sofferenza che si nasconde. Un film tutt'altro che banale ci svela la fatica di ripartire là dove la violenza ha interrotto i sogni di tante persone, ma la speranza che si cela nei gesti più semplici permette di scorgere un nuovo orizzonte. Il saluto finale della madre alla figlia diventa la possibilità di una nuova vita che sta iniziando.
A volte si crede di sapere le cose, poi basta rivedere una storia come questa con quel sottile e delicato rapporto tra le due donne per lasciare un segno di sofferenza indelebile nel cuore, e ti riporta alla cruda realtà.
Le parole non dette esprimono tutte le difficolta' di un esistenza segnata da un dolore personale e condiviso, la sofferenza di una donna tra le donne che evidenzia i traumi ormai indelebili, fisici e psicologici, che ogni guerra si porta dietro... nella fatica quotidiana a relazionarsi nel lavoro, negli affetti e nell'amicizia, all'interno di una societa' in cui sono tutti reduci da lutti e lesioni, si fa largo una partecipazione comune alla solidarieta', dove le parole non dette prendono lentamente forma, rilevando che l'unico denominatore plausibile e' l'amore, il solo capace a restituire quella speranza momentaneamente scomparsa... un film pieno di vita, in cui zbanic riesce ad esternare in modo dettagliato un emotivita' difficile da comunicare.