Difficilmente un film interpretato da Robert Redford mi ha deluso. Si tratta di un attore che non accetta di essere ingaggiato per delle sceneggiature essenzialmente commerciali, che ama i cavalli e le belle ambientazioni (Montana, Wyoming, Colorado...). Tra tanta violenza a sproposito, sesso improbabile, finalmente una storia realistica, gradevole, di buon gusto con un ottima recitazione da parte di tutti gli interpreti. Averne di film così!
Finora avevo creduto che il film di hallstrom che apprezzavo di più fosse, senza confronti, "le regole della casa del sidro", e tuttora lo rimane, per l'impianto corale e la straordinaria interpretazione di quel mostro di bravura di caine, ma ieri vedendo "il vento del perdono", il primato ha... scricchiolato! gran bel film, di "pieghe" dell'anima, come al solito per lasse, che asseconda una sceneggiatura ottima (ma che hanno 'sti americani in più?) con inquadrature e illuminazioni da urlo, un sapiente uso della macchina da presa e una grande direzione degli attori. il paragone con eastwood non è azzardato, anche se il mitico clint resta più asciutto e diretto, almeno nei suoi risultati capolavoro. c'è da dire che redford si è superato e mi ha sorpreso nel ruolo del vecchio cowboy scorbutico e che freeman non si discute, è! grande aiuto quindi avere due mostri così che duettano con una "verità" incessante, ti puoi permettere anche jlo... notevolissima la giovanissima gardner. gli altri, salvo il fantastico orso, non contano, nela storia e nel film.
Il regista non vuole misurarsi con gli indici di gradimento e le graduatorie degli incassi, tant'è che non ricorre agli strumenti del caso: effetti speciali, violenza gratuita, guerre, sangue, love story da gossip, bensì si ritaglia uno spazio per narrare una storia e la vuole recitata bene. Una sfida per pubblico e critica. I due protagonisti dal canto loro se lo possono permettere, oscar e carriera prestigiosa ce l'hanno già, quindi se ne infischiano delle mode del momento e offrono una recitazione da manuale per una storia insolita: quella dell'amicizia tra due uomini anziani provati duramente dalla vita, l'uno, invalido, accettato e curato dall'altro, ricambierà la fedeltà aiutando l'amico a superare il trauma subìto per la morte dell'unico figlio. Bellissimo ma d'elite.
Robert Redford per l'ennesima volta, coerente con se stesso, rappresenta un personaggio dai sentimenti umani e senza ipocrisia: un esempio di lealtà con se stesso e la vita al di là di falsi moralismi, di costruzione di valori che nascono dal dolore e dalla rielaborazione di questi senza, ripeto, l'ipocrisia di condizionamenti di nessuna morale. Da vedere per tutti.