Dalla tua critica , pomposa e ricercata , si capisce che non sei in grado di comprendere un capolavoro. Solo una narrazione artificiosa, in grado di rendere pomposa quanto irrealistica una storia , riuscirebbe ad compiacere la tua virtù critica costruita su di una cultura infarcita da facili e "superiori " valori morali .
Da questo non si capisce se tu si più una radical chic oppure una persona che ostenta dei valori sociali superiori . Fermo restando sulle tue capacità critiche ,che tu sia una moralista di ampia cultura , una radical chic istruita oppure un ungulato , non sei pronta a capire questo film.
La cineteca del futuro anno 3000 dovrebbe avere questo capolavoro da tramandare ai posteri.
Non sono necessarie altre parole: capolavoro inarrivabile. Di pochi dialoghi, misteri interiori e grandi paesaggi , di storia avventurosa e emblematica, di un uomo moderno, di un uomo come noi.
Un capolavoro, sì, come può esserlo una frode ben apparecchiata o una menzogna raffinata (neppure troppo).
Presunta silloge di frammenti della storia dell'arte e compendio d'uno spaccato della storia d'Europa, la pellicola in questione, che narra l'interminabile e indegna sfilata dei malestri e delle gesta scomposte dell'anti-eroe Barry Lindon, per giunta narrati senza pathos e senza poesia, segna per la sottoscritta l'ennesima conferma del cattivo gusto imperante nell'ultimo secolo e dell'evidenza di quella regia «di sistema» acclamata quanto compiaciutamente decadente (palesemente irridente ai valori etici ed estetici della Tradizione); di quella cinematografia pallida, spenta, umbratile, «lunare», non di rado grottesca e patetica, che velleitariamente si arroga il lauro della Musa e s'impone al gusto delle orde massificate di acritici spettatori, chini dinnanzi ai facitori dei nuovi paradigmi del sentire.
Se questo capolavoro di nichilismo (perché è il Nulla, come sempre, a trionfare nelle opere «di propaganda») andasse in qualche modo celebrato, ebbene sarebbe per l'unica ragione d'essere tanto spudorato da aprire gli occhi all'europeo dormiente dinnanzi alla catastrofe culturale (quella per giunta qui rappresentata, nel declino d'un'Europa disgregata e corrotta) che si compie ineluttabilmente al suo cospetto.