Un film assolutamente consigliato alle persone che hanno perso il desiderio di "leccare il gelato". Io lo avrei chiamato piuttosto " panna cotta, vaniglia e la prostituta morta... Di diabete,ovviamente.effetti collaterali immediati.. Leggero languorino all'inizio del film,continuando con senso di vomito e diarrea per finire! L'unica cosa positiva del film e che esci dalla sala con quel senso di "liberazione", di felicita' per esserti tolto un peso dallo stomaco... Assilante. Prorompente e bruciante. La colite e' assicurata e il successo ai botteghini della carta igienica dal 24 aprile nei migliori ... supermercati. Voto rotolo e mi giro nella vasca del bagno... Leo
Vianna (Giulietta Binoche) è una girovaga meticcia che approda sull’onda del vento in un tranquillo paese della Francia, sul finire degli anni Cinquanta. Qui porterà lo scompiglio e l’immoralità, mettendo a dura prova la pazienza del Sindaco, nobiluomo integerrimo di specchiati princìpi morali. La sciagurata cioccolataia profonde nefandezze e sozzure a piene mani: vende dolci nel periodo di Quaresima, disprezzando la Messa e i Sacramenti, propina intrugli afrodisiaci per risvegliare gl’istinti lascivi e peccaminosi di anziani morigerati dai sensi sopiti, distrugge un matrimonio e cagiona la dipartita di una povera vecchia diabetica a cui somministra dolciumi e leccornie. Non paga, la svergognata amoreggia con un capo zingaro inviso alla collettività, horresco referens, sotto gli occhi innocenti di una figlia naturalmente illegittima, frutto di un peccato al di fuori del matrimonio.
La pellicola rappresenta con efficacia il dualismo tra i due personaggi antitetici, raffigurando i vizi dell’una contrapposti alle virtù dell’altro: da un lato l’ateismo iconoclasta della sconcia corruttrice, dall’altro la probità del Conte Sindaco, chino perennemente sulle sue carte di lavoro, dedito al bene comune e alla Chiesa: un paladino della Moralità e un modello per i suoi concittadini. Le vistose scarpe rosse della protagonista, simbolo iconico di volgarità e inverecondia, e di un’esistenza condotta all’insegna del vizio e della lussuria, si contrappongono alla sobrietà dei completi grigi del Primo Cittadino, che ha fatto del senso del dovere una missione di vita. Una dicotomia tra Male e Bene che rappresenta la chiave di lettura di questa educativa narrazione, che ci vuole far comprendere quanto sottili e subdole possano essere le armi del maligno, e come esso possa manifestarsi sotto le aggraziate sembianze di una cioccolataia dall’apparenza innocua.
L’appalesarsi e il disparire improvviso della protagonista in occasione del vento del nord, nonché l’atmosfera favolistica, ci fa inevitabilmente tornare alla mente la vicenda di Maria Poppìn, narrata nel film della Disney. Finanche la comune capacità di corrompere e distruggere comunità ordinate e laboriose con scientifica determinazione e la propensione per diaboliche pratiche di stregoneria, rappresentano un’interessante analogia che accomuna le due empie femmine e le rende somiglianti. Opera cinematografica istruttiva e complessivamente ben realizzata soprattutto nella fotografia e nelle ambientazioni, criticabile però per alcune sequenze spinte. Consigliata ad un pubblico adulto.
Commovente, appassionante, dolce come il cioccolato; una girandola di emozioni che ti coinvolce dall'inizio alla fine.
Bravi tutti gli attori, superbe le musiche.
Un film ricco di significati, apparentemente piccolo e semplice, ma con il cuore grande del capolavoro.
Una folata di vento porta in un villaggio, totalmente represso da convenzioni super restrittive, una splendida donna con la sua bambina illegittima.
Entrambe sono vestite di rosso, e già il colore dei loro mantelli e il vento furioso che le accompagna, dà l'idea di una rivoluzione che sta per avvenire.
Quest'imprudente apre una pasticceria! E proprio nel digiuno quaresimale! Il Conte di Reynaud, il sindaco, inizia una crociata contro quest'infrazione alla regola.
Ma la dolcezza e la fermezza di questa donna, pronta a tutto per non soccombere, conquista a poco a poco tutti gli abitanti del villaggio.
Che buona la cioccolata della pasticceria Maya! La cioccolata risveglia passioni sopite, rende gli abitanti più solidali con se stessi e gli altri, li avvicina come persone, porta, insomma, la gioia di riscoprirsi e un fortissimo anelito di libertà.
Quando libertà significa essere padroni di se stessi, senza fare del male a nessuno, ma semplicemente essere in grado di fare ciò che dice il cuore, e farlo veramente, senza costrizioni che di positivo hanno poco, ma servono soltanto a reprimere ciò che sta veramente dentro di noi, è uno dei più grandi regali della vita.
Significa saper amare, andare contro il mondo per le proprie idee, non aver paura di scoprirsi diversi dagli altri.
Dobbiamo, per forza, fare quello che ci dice la collettività?
Bisogna non tradirla, capire di esserne partecipi, ma, dentro di noi, possiamo fare e pensare davvero tutto quello che vogliamo.
La cosa più libera che ci sia è il nostro pensiero: possiamo far finta di adeguarci, ma quello che pensiamo è veramente nostro e non lo sa davvero nessuno.
"Chocolat" è un film sulla libertà.
Il cioccolato, dono degli dei, secondo gli antichi Maya (non a caso la pasticceria si chiama così) è veramente una pozione magica.
In un tripudio di dolci, cioccolate calde e cioccolatini, si sviluppa una fiaba bellissima contro l'intolleranza e a favore dei desideri che ci sono dentro di noi.
Juliette Binoche è veramente splendida, come fata apportatrice della conoscenza della libertà.
Lena Olin è il simbolo della repressione sconfitta.
Johhny Depp, con il suo Roux dal cuore semplice ma ben determinato, è un magnifico cammeo all'interno di un film fiabesco, che ci lascia con il pensiero che non esiste pregio più grande che essere, veramente, noi stessi.
Forse non l'ho interpretato nel modo giusto. Forse è solo una favola carina, o forse i messaggi e i simbolismi sottesi non li ho ho colti, ma alla fine il film mi ha infastidito.
La protagonista è troppo perfetta, non sbaglia mai e in tutto il film aleggia un'aria di giudizio di chi possiede la verità e si pone con troppa presupponenza sopra a tutti.
Bellissima la fotografia. Il genere e l'ambientazione sono i miei preferiti, anche l'interpretazione mi è sembrata molto buona, adeguata all'"insegnamento", che voleva darci. Quindi do la sufficienza ad un film che mi sembra ben fatto, anche se non ha incontrato il mio personale gradimento.