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Certi bambini

Opinioni presenti: 35
Media Voto: Media Voto: 8.5 (8.5/10)

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Dopo "I cento passi", facciamo centro ancora una volta

(9/10) Voto 9di 10

Troppo spesso mi è capitato di vedere kolossal americani che, in verità, non mi hanno lasciato nulla dentro;non un'emozione,una riflessione o anche solo un semplice giudizio. Troppo spesso capita che le sale cinematografiche puntino sui fenomeni del momento piuttosto che su film meno costosi e sponsorizzati, ma in grado di trasmettere un profondo senso di dovere morale e civile a chiunque si trovi ad osservarli in tutta la loro crudezza, e ritraenti gli aspetti più subdoli e nascosti della nostra società. La genuina torbidità di alcuni prodotti nostrani viene spesso offuscata (ahìnoi) dallo strapotere hollywoodiano. Ma così non è stato per "Certi bambini", regia di Andrea e Antonio Frazzi. Un film che descrive sapientamente, e senza mai cadere nella banalità, tutti gli aspetti peggiori e allo stesso tempo ordinari della Napoli dei piccoli delinquenti, appunto quei bambini cresciuti troppo in fretta e troppo precocemente iniziati alla commissione di reati più o meno gravi e alla vita sessuale proibita. "Certi bambini" sa ritrarre gli stati d'animo, i pensieri più nascosti, i desideri più arditi ed ogni sfaccettatura della viva personalità di Rosario (Gianluca Di Gennaro), undicenne delinquente di periferia a capo di una baby-gang intenta a divertirsi tra fumo, sale giochi e furti pittosto che con una sana partita di pallone o con un videogame. Durante un viaggio in metro, Rosario ripercorre le tappe più o meno felici, indimenticabili, emozionanti ed affascinanti della sua recente esperienza all'interno di un centro di riabilitazione per donne madri. Rosario coinvolge il pubblico non solo nei suoi piccoli reati, ma anche e forse soprattutto nei suoi sentimenti per Caterina (Miriam Candurro), giovane ospite della casa Letizia creata da Padre Santino (Arturo Paglia). Ma la fine della storia rivela la spietata realtà di Rosario: dietro la maschera di un bambino si cela infatti il cure granitico di un neo-killer della camorra, già capace di mettere a segno un delitto a sangue freddo in piena metro. La pellicola, oltre a mettere in risalto le doti artistiche del protagonista, si propone di aprire la mente a chi crede di vivere in una società solida ed integra, ignorando la vera natura di quest'ultima. Torbida, pericolosa, efferata, ignorante; è questa la visione che i fratelli Trezzi hanno di questa soietà moderna, così come traspare dalla storia del loro film traslato dall'omonimo romanzo di Diego De Silva. Una chicca nel settore del cinema "low cost" in grado di emozionare e far riflettere su tutto ciò che di malvagio esiste e che ognuno di noi, nel suo piccolo, può tentare di contribuire a distruggere.



Cosimo, 49 anni, Taranto (TA).




non sono spietati killer ma semplicemente bambini a cui i grandi hanno rubato l'infanzia..

(10/10) Voto 10di 10

ciao Simone, adesso c'è Gomorra che fa paura, che ci dice quel che non vorremmo sapere, ma ancor prima ci sono storie e vite come quella raccontata in questo film. So che sembra impossibile ma , credimi, non c'è ombra di esagerazione nè spettacolarizzazione, in questa storia. E questo film è talmente doloroso e vero da essere quasi poetico. Conosco uomini che sono stati quei regazzi e conosco i loro dolori, i loro rimpianti, la loro incapacità e impossibilità di diventare qualcosa di diverso, perchè quando nasci in certi quartieri di Napoli ( o di Palermo o di Vibo Valentia ..). diventare altro è quasi impossibile. Sono grande, ormai, e attraverso storie come queste, che ho ascoltato, e persone come queste ,che ho incontrato, ho imparato quanto è limitante giudicare frettolosamente o con disattenzione o con leggerezza , valutare gli altri partendo da noi. E' così difficile mettersi in panni così diversi dai nostri, capire mondi così lontani .... basterebbe sospendere il giudizio.. per un pò, magari tentare di capire come sarebbe se fossimo dall'altra parte.... ciao a tutti



Roby, 47 anni, Roma.




Ma guardatevi i cesaroni

(9/10) Voto 9di 10

Totalmente d'accordo con Roby,anzi complimenti per la tua opinione. Io sono napoletano e lavoro in periferia in un pronto soccorso. In questo film purtroppo,non trovo,nulla di esagerato. Non c'è autocompiacimento "paradosso" in ciò che dico, ma solo un'analisi disincantata del film(ce ne fossero altri cosi....) La realtà ,incapsulata nel mezzo cinematografico, è questa,se vi disturba beccatevi i cesaroni ma non pontificate please,buona ikea domenica pomeriggio e buon calcetto giovedi prossimo.... Bravissimi tutti dall'autore, ai registi ed agli attori!!! Brunello de luxe



Brunellodeluxe, 45 anni, Napoli (NA).




Molto bello

(9/10) Voto 9di 10

Inizialmente ho fatto fatica a dare un ordine cronologico, ma poi ho rivissuto ricordi adolescenziali di cui si hanno dei flash e non hanno una collocazione spazio-tempo Luca, annai 40, Bolzano



Luca, 40 anni, Bolzano (BZ).




"Viaggio metropolitano"

(7/10) Voto 7di 10

In una Napoli manichea, dove il clero e' piu' laico del sociale, i fratelli Frazzi disegnano, a tinte forti, il "viaggio metropolitano" di Rosario, giovane scugnizzo napoletano. Una storia disgraziata come tante, in questo Sud, scandito dalle splendide note de gli Alma Megretta.. Il ritmo scenico, di una piccola-grande escalation criminale, in un pomeriggio di periferia, l’avevamo gia' ritrovato nell' "Odio" (di Kassovitz) e tra i sobborghi newyorkesi di Spike Lee (in "Fa la cosa giusta"). Leziosi, ma efficaci i flash back, che tessono tutta la trama del film, in una pellicola "colorata" da buoni spunti di fotografia. La devianza minorile, dunque, il tema proposto, e narrato nel libro di Diego De Silva (“Certi bambini”), da cui e’ tratto il film, che supera le realtà napoletane, un film esportabile, che rende sempre più attuali e senza frontiere, i disagi di una periferia, che non ha nazione, sempre piu' pasoliniana, dove le scelte pesano piu' dell'età'.



Pietro, 40 anni, Roma.





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