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Io non ho paura

Opinioni presenti: 227
Media Voto: Media Voto: 8.5 (8.5/10)

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Un film molto bello!!!

(9/10) Voto 9di 10

Ho visto questo film proprio l'ultima settimana di scuola della terza media e devo dire che mi è piaciuto davvero tanto per vari motivi: è molto bella l'ambientazione nei campi di grano, sono bravi e simpatici i bambini protagonisti (soprattutto Michele) e, in ultimo luogo possiede una morale molto significativa: i bambini sono molto più buoni e coraggiosi degli adulti e l'amicizia per loro è la cosa più bella e importante.



Maria Chiara, 13 anni, Roma (RM).




Salvadores ed Amanniti restano grandi.

(8/10) Voto 8di 10

Forse è vero che qualcosa stona ma fare una riduzione di una storia così complessa non è facile. Comunque il pubblico alla fine del film era ammutolito. La tragedia c’era tutta. La morte, l’unica cosa certa della nostra vita, la accogliamo sempre con sorpresa e ne restiamo scandalizzati come se non ne sapessimo nulla. Questo concetto è valido anche per il male, al quale tutti i personaggi del film sembrano abbonati. Nessuno escluso. Tranne forse il prete al funerale. Salvadores ed Amanniti restano grandi.



Maurizio, 51 anni, Roma (RM).




Il miglior film italiano degli ultimi anni

(10/10) Voto 10di 10

C’era una volta un paese del Sud baciato dal sole e le cui messi biondeggiavano sotto un immenso cielo blu, appena striato da bianche nuvole.C’era un bambino di dieci anni, bruno di capelli e di carnagione, dal profilo fiero e sicuro.Vicino al paese, lì dove le spighe sono più bionde che mai, dove sono più fitte, quasi impenetrabili, c’era una casa abbandonata. Accanto alla caasa diruta c’era un buco, nero e profondo come la più cupa disperazione. Dentro al buco c’era un bambino, biondo e spaventato come una bestiola ferita. Il bambino era cieco dalla paura e per la luce alla quale non era più abituato. Lo avevano gettato lì degli esseri che sembravano persone perchè avevano le fattezze degli umani, assomiglaivano così tanto a mamma e papà. Ma dietro il loro sguardo dolce, dietro i loro gesti affettuosi, nascondendo un’anima nera come quel del pozzo scavato nella terra. Non erano uomini, erano orchi. L’ultimo film di Gabriele Salvatores, tratto dall’omonimo romanzo di Niccolò Ammaniti – anche sceneggiatore – è un film attualisimo perchè parla dellì’infanzia violata, dei difficili rapporti familiari, della cieca cupidigia che non si fema di fronte þ niente e nessuno. Il regista ci racconta la storia con una narrazione fluida che procede senza scossoni, scandita delle frequenti dissolvente al nero e delle riprese con la steadycam che sfiora i lucenti campi di grano. Giuseppe Cristiano, nelle parti di Michele il protagonista, regge bene la difficile prova mostrando qualità che con l’avanzare del film si apprezzano piano. Un’eccessiva lunghezza ed una scarsa dinamicità delle scene più concite rendono l’opera a tratti un pò paesante. Cosi come convince poco il personaggio interpretati da Diego Abatantuono – peraltro ottima la sua prova -, troppo simile ai personaggi divertenti e scanzonati dei precedenti film di Salvatores da risulatare poco credibile come capo di una banda di malviventi. Comunque, “Io non ho paura “ rimane un film valido e molto interessante, da vedere per assistere al finale avvincente della partita tra Orchi contro Angeli.



Filippo, 35 anni, Ravenna.




Magnifico

(10/10) Voto 10di 10

Salvatores è molto bravo a far parlare le immagini, immagini che spesso esplodono di colori. La prima sequenza ti catapulta da un fosso buio ad un bellissimo, giallissimo, campo di grano. Poi scoprirò che siamo in Basilicata. I paesaggi sono mozzafiato. Incontro con un gruppo di bambini che giocano in campagna. C'è il capo del gruppo, quello che fa "il cattivo" e viene rispettato da tutti. Viene introdotto Michele, ragazzino di dieci anni, il più buono e introverso del gruppo. Michele corre con la sua bicicletta. I paesaggi sono sempre suggestivi, anche se a volte ridondanti, al limite dal diventare inutili, per quanto belli. Michele si imbatte in una buca coperta che nasconde un bambino, segregato. Scappa, ha paura. A casa, nella notte e sotto le lenzuola, riversa le sue fantasticherie infantili su un quaderno: li sopra scriverà la storia di questo incontro improvviso. Il film lo si vede attraverso gli occhi di Michele. Poi c'è la famiglia: un padre baffuto, la mamma "mediterranea" (bellissima), la sorellina. Meravigliose immagini continuano a mostrarsi, quasi fossero fotografie, fotografie di un racconto illustrato. Michele scopre che i suoi genitori fanno parte della banda di persone che ha nascosto quel bambino. Non sa perché, ma vuole aiutarlo. Si crea un legame tra coetanei. Nel frattempo i genitori e la banda seguono alla TV l'evolversi delle ricerche. La tensione resta sempre alta, e non mancano un paio di forti sussulti. Icone (il papà del sud, il milanese, l'allevatore di maiali), immagini, simboli (gli animali morti e non). Il finale mi conquista, è il film resta una storia coinvolgente e ben raccontata.



Davide, 16 anni, Reggio Calabria.




Io non ho paura...

(10/10) Voto 10di 10

il film "Io non Ho Paura" mi colpì molto sin dalla prima volta che lo vidi in sala. la televisione non può rendere l'idea di cosa sia stato vedere sullo schermo cinematografico le distese di grano che caratterizzano tutto il film, i luoghi in cui è ambientata l'opera di ammaniti e la regia di un grande regista come Salvadores, che non scelse per questo film attori professionisti, se non tra gli adulti, mantenendo la sua fedeltà a Diego Abatantuono, un po' come Tim Burton fa con l'americano Johnny Depp; Bhè credo siano questi gli elementi che caratterizzano "Io non ho Paura" come un gran bel film. La colonna sonora, basata soprattutto su strumenti ad arco e magistralment composta da Ezio Bosso, altro non fa che enfatizzare i momenti topici della pellicola.



Luca, 20 anni, Brescia.





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