Nuit Blanche
Due uomini in macchina indossano il passamontagna e a velocità sostenuta tagliano la strada a dei corrieri per strappare loro una borsa zeppa di cocaina purissima. Nelle peggiori città capita per regolare i conti o farsi le scarpe tra clan rivali. Non è il nostro caso perché i delinquenti alla guida dell’auto che attacca sono agenti di polizia corrotti. Non va tutto liscio per Vincent (Tomer Sisley) che si prende una coltellata all’addome da un balordo e nella colluttazione si fa smascherare dal figlioccio del boss Marciano (Serge Riaboukine), che per riavere la droga, rapisce suo figlio e dà inizio a una concitata "nuit blanche". I giocatori in campo sono diversi: un altro sbirro venduto (Julienne Boisselier), una poliziotta intenzionata a scoprire le trame corrotte dei colleghi, il turco Feydek (Joey Starr) dalla faccia cattiva e il suo socio d’affari che rivendicano la partita di merce.
Il quarto lungometraggio di Frederic Jardin è un thriller denso denso di azione e colpi di scena, girato quasi interamente in un risto-dancing parigino, dove succede una baraonda: tutti ingannano tutti tra sparatorie, corpi a corpo, tattiche e lampi d’ironia (l’abito Dolce&Gabbana rovinato, le ripetute inquadrature sul garzone irregolare della cucina). Una scrittura sicuramente in palla ma che ogni tanto cede il passo a qualche eccesso. L’impressione è che si cerchi sempre il colpo a effetto, il contorsionismo narrativo con il quale spiazzare lo spettatore a ogni scena. Se da una parte la sceneggiatura gioca il ruolo robusto del pilastro, dall’altra si sgretola su se stessa trascurando ingenuamente alcuni dettagli non proprio marginali: tavoli e cucine del ristorante che funzionano a tarda notte, locale-fortino del boss sorvegliato da due sole persone, un gran trambusto per ore senza che nessuno intervenga o chiami le forze dell’ordine, personaggi "invincibili" duri a morire. È come se il regista avesse voluto costruire la tensione attraverso un patchwork d’idee e trovate spettacolari, a tratti anche geniali ma che alla lunga rischiano, al contrario, di allentare il pathos del racconto. Non è d’aiuto neanche la vicenda centrale del rapimento, edificata sul difficile rapporto con il figlio adolescente (Samy Seghir) che si evolverà nella maniera più classica e benevola.
Peccato, qualche taglio alla scrittura avrebbe alleggerito "Nuit Blanche" e reso meno sopra le righe un lavoro comunque interessante, girato con buon piglio e ben recitato; arricchito dalla fotografia di Tom Stern (da dieci anni in tutti i film di Clint Eastwood), opaca nelle sequenze degli inseguimenti e negli scontri a fuoco, brillante nelle riprese degli interni e quando combinata con la musica diegetica della pista da ballo. Una pellicola costata solo tre milioni di euro, presentata a Roma 2011 nella sezione fuori concorso "L’Altro Cinema | Extra" che ha tutte le caratteristiche per arrivare nelle sale e incontrare il gradimento del pubblico.
La frase:
"Ho preso tuo figlio".
a cura di Nicola Di Francesco
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