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Nero bifamiliare
Esordio alla regia per Federico Zampaglione, già leader dei Tiromancino: come Luciano Ligabue, ricalcandone quasi le orme, Zampaglione si cimenta nella difficile Arte del Cinema (sì, a volte è meglio ricordarlo...) e per farlo sceglie il campo della commedia nera, concedendosi pure la morale finale sulla tolleranza e la comprensione. "Nero bifamiliare" assume così toni grotteschi e graffianti, in una storia che, nel bene e nel male, profuma d'Italia, con tutto ciò che questa appartenenza comporta.
Per Vittorio e Marina, una giovane coppia di innamorati, è giunto il momento di fare quel passo in avanti nella loro relazione, così decidono di comprare una villetta poco fuori città e di trasferirsi lì. Un nuovo periodo della loro storia d'amore pare aprirsi, raggiante, davanti i loro occhi, ma qualcosa minaccia la loro felicità: una coppia di ambigui vicini di origine serba con strane abitudini. E Marina e Vittorio non possono fare a meno che cominciare a indagare a fondo, molto a fondo...
Come dicevamo "Nero bifamiliare" è una storia sulla chiusura mentale che, silenziosamente, come un virus o un germe, si insinua nella mente delle persone rendendole ostili verso tutto ciò che è diverso o estraneo da noi, dal nostro vivere quotidiano, dalle nostre abitudini proletarie.
Ecco allora un giallo all'acqua di rose, un thriller "de noantri" (come si dice a Roma, la città in cui è ambientato il film), una commedia che strizza, troppo, l'occhio alle commedie anni Settanta e inizio Ottanta, in un citazionismo che diventa ben presto eccessivo e auto compiacente. Malgrado il buon cast la pellicola di Zampaglione non riesce a catturare nessuno: Claudia Gerini è una delle migliori attrici che abbiamo; Luca Lionello appare sempre reattivo sul piano dell'interpretazione; e Cinzia Leone, come sempre, combattiva, eppure "Nero bifamiliare" mostra il fianco già quasi all'inizio del film, spogliandosi in una trama che, seppur curiosa e a tratti divertente, viene accompagnata da una regia, in sostanza, sciapa. Nullo.
A mettere una toppa qua e la ci pensa sia il cast, buono come già detto, che la musica, di buon livello e sulle note dei Tiromancino. Eroici.
Dispiace ammetterlo, come pure scriverlo, ma "Nero bifamiliare" è un film senza infamia e senza lode. Purtroppo non bastano le buone motivazioni, l'idea originale, il cast "che funziona", per realizzare un film, no. Non ci si sveglia la mattina e ci si cimenta in un'arte difficile e complessa come quella della regia. Al Cinema, per fare Cinema, ci vuole qualcosa di più che una trama di denuncia sull'Italia che è, che era, o che sarà. E chi prima di Zampaglione si è cimentato nello stesso genere era qualcuno con anni di regia (un lavoro, non solo un'ispirazione momentanea...) alle spalle: nomi del calibro di Risi, De Sica, e Sordi. In Italia si dovrebbe ricominciare a pensare al Cinema, e allo spettacolo in generale, come a un'arte realizzata da specialisti del settore. Nel frattempo torniamo ad ascoltare i Tiromancino...
La frase: "...La cucina è un buco: se volete prendere un caffè dovete fare i turni..."
Diego Altobelli
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