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Negli occhi
La prima immagine è quella di un ragazzo che parla dei propri genitori, di origini contadine.
Si tratta di un giovane Vittorio Mezzogiorno, uno degli attori più importanti del cinema e del teatro italiano degli ultimi trent’anni, scomparso il 7 gennaio del 1994 a causa di un attacco cardiaco.
Supportati dalla voce della figlia Giovanna, è in un viaggio alla scoperta della sua vita e della sua carriera che Francesco Del Grosso e Daniele Anzellotti ci trascinano, proprio sotto produzione della bella protagonista de "L’ultimo bacio" e "La bestia nel cuore".
Un viaggio costruito su interviste ad amici, familiari e colleghi di lavoro, dal giornalista Gianni Minà a Michele Placido, con il quale ha condiviso un analogo percorso vitale e professionale, essendo entrambi partiti dal sud dello stivale per poi lottare duramente al fine di raggiungere il successo.
Un viaggio commentato dalle fondamentali musiche originali di Pino Daniele, tra vecchi filmati in bianco e nero alternati ad altri a colori, alla (ri)scoperta di un uomo non facile e molto rigoroso che non si è mai trovato a disagio nella tanto criticata Napoli e che cominciò giovanissimo a fare l’attore nelle recite scolastiche e nelle parrocchie; fino ad arrivare a lavorare con Eduardo De Filippo e nella serie televisiva "La piovra", sotto la regia di Luigi Perelli.
Soltanto uno dei registi che Del Grosso e Anzellotti hanno incontrato, insieme a Marco Tullio Giordana, Carlo Lizzani, Marco Bellocchio, Salvatore Maira, Mario Martone, Peter Brook, Francesco Rosi e Mario Caiano, tutti impegnati a ricordare una figura capace di spaziare dai poliziotteschi proto-trash al cinema d’autore, e di cui Giuliano Montaldo racconta l’amicizia stretta con Nino Manfredi.
Un artista per il quale il cinema era una radiografia più che una fotografia, padre severo e che trovò in Cecilia Sacchi – anch’ella intervistata – il grande amore della sua vita, pur avendole "regalato" la brutta sorpresa di un’altra figlia avuta in America da una relazione extraconiugale.
Perché, ancor prima dell’attore, è l’uomo che i due autori intendono celebrare tramite i loro riusciti e interessanti 75 minuti di montato, al cui interno prendono la parola anche Rocco Papaleo e il critico e storico del cinema Tatti Sanguineti.
La frase: "La cosa più triste è che Vittorio è venuto a mancare troppo presto".
Francesco Lomuscio
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