National Security
Hank Rafferty (Steve Zhan, Out of sight, Happy, Texas), zelante poliziotto di Los Angeles, durante un azione vede morire sotto i propri occhi il suo compagno di squadra. Il distretto non gli affida il caso che consentirebbe al nostro di acciuffare i colpevoli, perciò Rafferty è costretto a tornare di pattuglia per le strade della città da solo. Si imbatte così in Earl Montgomery (Martin Lawrence / Fa la cosa giusta, Bad Boys), appena cacciato dall'accademia di polizia per le sue trovate poco ortodosse. Il quale, dimenticato le chiavi della sua macchina nel cruscotto, cerca di afferrarle attraverso la fessura del finestrino semi aperto. Rafferty, visto la scena, pensa che sia un ladro e lo blocca, l'arrivo di un calabrone fa precipitare la vicenda. Per cercare di scacciare l'insetto Rafferty é costretto a roteare il suo manganello e, ripreso da una telecamera amatoriale, viene, per sbaglio, denunciato per molestie verso una persona di colore. Earl, invece di scagionarlo, rincara la dose, così Rafferty oltre a perdere il lavoro si fa sei mesi di carcere. Una volta uscito dalla prigione l'ex poliziotto si mette da solo alla ricerca dell'assassino del suo collega, ma si imbatte nuovamente in Earl, che lo tartasserà fino al ritrovamento del cattivo, rivelandosi, alla fine, un perfetto compagno di squadra.
Dennis Dugan (Assatanata, Big Daddy) è l'artefice di "National Security - Sei in Buone Mani", vicenda a metà tra l'azione e la commedia. Il cattivo è interpretato da un irriconoscibile Eric Roberts (Star 80, A 30 Secondi dalla Fine), adattissimo per un ruolo di questa portata. La prima parte del film funziona benissimo, le gag sono quasi tutte azzeccate e le scene movimentate sono girate con uno stile che ricorda addirittura John Woo per l'uso del ralentì e delle inquadrature "storte". Steve Zahn è la controparte giusta di un Martin Lawrence penalizzato forse dal doppiaggio, che non fa onore alle sue battute fondate principalmente sul doppio senso. Anche lo spunto non è del tutto scontato, questa volta il tema del razzismo è rovesciato e messo addirittura alla berlina, per una volta è un bianco (Steve Zahn) che si trova "incastrato" in un mondo di negri (uso questa parola perché nel film è usata di sovente, soprattutto da Lawrence, ponendo la base di quasi tutte le battute del film). Insomma per la prima ora ci si diverte appassionandosi anche ai personaggi, peccato che l'ultima parte perda di consistenza. Gli assidui battibecchi fra i due si fanno meno presenti e non giocano più sul piano della differenza di colore della pelle (gli spunti più divertenti erano proprio su questo) e il film dà più spazio ad un racconto che non ha più sorprese. L'ultima parte è addirittura ridicola, Dugan (il regista) inscena un combattimento di Karatè (chissà perché in America ora vogliano praticare tutti quest'arte) talmente impacciato che sarebbe meglio dimenticare. È un peccato che poi, alla fine, per amore dello "spettacolo" si perda l'amore per i personaggi, ma d'altra parte è solo "enterteinment".

Marco Massaccesi

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