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Mr. Nobody
Psichedelico, surreale, onirico, fantascientifico, filosofico, con immagini che richiamano il miglior cinema di Linch, e la razionalità della teoria di "Matrix". Così potremo definire "Mr Nobody", del regista belga Jaco van Dormael.
Nonostante gli accenni a "Sliding Doors" e "Vanilla Sky", la pellicola è talmente innovativa da risultare un esperimento alquanto rischioso, in quanto per quante volte la si possa guardare, le si da ogni volta un significato diverso. Attraverso un gioco di dimensioni parallele o realtà alternative, la storia cambia infinite volte, infatti, tante quante le scelte del protagonista, e le variabili ad esse legate.
Spiegare la trama in quest’ottica è alquanto difficile, vista la mutabilità narrativa. Nemo Nobody, (Jared Leto) è un bambino che si trova davanti alla terribile scelta di dover decidere con quale dei genitori andare a vivere, quando loro decidono di separarsi. La sua vita sarà diversa in funzione proprio di quella scelta, e di tutte le altre che il destino gli porrà davanti. E Nemo, nel 2092 alla veneranda età di 120 anni, in un futuro in cui è l’ultimo mortale rimasto, rivive, raccontandole, tutte le sue scelte e le relative conseguenze, come se le avesse vissute tutte.
In un intrecciarsi di realtà e mondi definiti dall’effetto farfalla, (...Si dice che il minimo battito d’ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo, "The Butterfly Effect"), per cui ogni evento se pur insignificante può causarne uno di proporzioni enormi, ogni scelta fatta da Nemo determina una storia diversa... una vita diversa.
Così l’esistenza di Nemo si scompone e si riunisce infinite volte, tanto da arrivare a chiedersi se gli avvenimenti che vediamo siano mai esistiti o siano solo la fantasia galoppante di un bambino o la smemorata visione di un vecchio ultracentenario con accenni di demenza senile. E così l’amore, le paure, le ambizioni, si confondono nella possibile scelta del protagonista di sposare, una alla volta ma contemporaneamente, tre donne diverse, Anna (Diane Kruger), Elise (Sarah Polley), Jeanne (Linh-Dan Pham). E ogni volta, in ogni realtà, un milione di altre scelte si palesano una dopo l’altra come i tasselli del domino.
Costruito in maniera folle, come solo i pensieri sanno essere, il film si avvale di una serie di immagini e fotogrammi uniti in sequenza, come fossero frammenti di ricordi che si uniscono dando vita ad un puzzle multidimensionale. La cosa strana è che in tutto questo caos di racconti non ci si perde mai, e nonostante il regista e sceneggiatore balzi da una realtà possibile all’altra in modo illogico, noi riusciamo a seguire il suo filo conduttore e a divertirci con il suo giocare col destino, guidati da una colonna sonora che pare ci tenga ancorati alla realtà che noi conosciamo, nonostante il pericoloso viaggio psichico che stiamo compiendo.
Probabilmente bisogna essere un po’ smaliziati alle incursioni irrazionali e alle divagazioni dialettiche che il Cinema ci offe per poter apprezzare questo film, ma è certo che chi riuscirà a penetrare attraverso la bizzarra visione del regista potrà godere di due ore di trip o viaggio allucinante senza bisogno di sostanze stupefacenti!
La frase: "Mi è sempre piaciuto il pesce, ma non avrei mai pensato che un giorno gli sarei piaciuto anche io".
Monica Cabras
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