Monsters
Messi al corrente del fatto che una sonda artificiale, inaspettato habitat di microrganismi alieni, si è schiantata al confine tra Stati Uniti e Messico, vediamo immediatamente l’esercito impegnato a fronteggiare i giganteschi extraterrestri dalla forma di polipo nel primo lungometraggio diretto dall’effettista Gareth Edwards.
Ma, al di là del movimentato avvio, è in particolare sul viaggio di un reporter e della figlia del proprietario del giornale per cui lavora verso la zona posta in quarantena dai militari che si concentrano i circa 94 minuti di visione, prevalentemente costruiti sui dialoghi e su lenti ritmi di narrazione.
Quindi, a differenza del quasi contemporaneo (e decisamente brutto) "World invasion" (2011), interamente e noiosamente tempestato di azione ed effetti visivi, a caratterizzare "Monsters" è soprattutto una lunga attesa volta a rappresentare, tra realismo, amore e fantascienza, il percorso di crescita dei due protagonisti, interpretati da Scott McNairy e Whitney Able.
Non a caso, ancor prima del citato film di Jonathan Liebesman, sarebbe più giusto tirare in ballo "District 9" (2009) di Neill Blomkamp, il cui messaggio antirazzista di fondo risulta non poco associabile all’esordio di Edwards, destinato ad incarnare le fattezze di un’allegoria su celluloide relativa al cattivo trattamento spesso riservato dalle autorità americane all’immigrato, considerato come un diverso da combattere, quindi, come un invasore.
Chiaro, allora, che ci troviamo dinanzi ad una produzione piuttosto particolare, immersa per lo più nei notturni ben resi dalla fotografia a cura dello stesso regista e che, con ogni probabilità, rischia di deludere coloro che intendono le storie su pellicola riguardanti creature provenienti da un altro mondo esclusivamente come occasioni per dedicarsi al facile intrattenimento.
Certo, poi c’è da dire che metafora e cinema di fantascienza sono stati fusi meglio altrove (si pensi allo splendido "Essi vivono" di John Carpenter), ma, tenendo in considerazione il fatto che stiamo parlando di un’operazione concepita con un budget inferiore al milione di dollari, non possiamo fare a meno di affermare che abbiamo per le mani un elaborato realizzato con notevole professionalità.
Un elaborato che, pur senza eccellere, ha finito per trasformarsi in un vero e proprio fenomeno di culto, dal Festival Internazionale del film di Locarno al Los Angeles Film Festival.

La frase: "Questa è una zona proibita, dovete seguirci immediatamente".

Francesco Lomuscio

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