Lo spazio bianco
Il film è la storia di Irene, una bimba appena nata che deve ancora nascere.
E’la storia di Maria, una donna non ancora pronta ad essere madre ma che lo diventa, da sola.
E’ la storia di un’attesa, subita da chi non sa attendere.
E’ una storia tutta al femminile, raccontata come solo una donna riesce a fare.
Presente in Concorso alla 66esima Mostra del Cinema, "Lo spazio bianco" è l’ultimo film della regista Francesca Comencini, tratto dall’omonimo romanzo della giovane scrittrice napoletana Valeria Parrella pubblicato appena lo scorso anno.
Il film nasce proprio dalla folgorazione avuta dalla Comencini per il romanzo, appena finita la lettura già aveva capito che doveva farne un film. Perché la storia di Maria e della sua maternità, del suo momento difficile, del suo spazio bianco, è molto simile alla sua e a quella di tante altre donne pur rimanendo un momento profondamente intimo.
Maria non ha ancora deciso dove la porterà la vita. A volte si sente ancora una ragazzina, a volte è una donna, e questa incertezza tiene lontani gli uomini da lei. Dalla relazione con Fabrizio, fugace e sbagliata come le precedenti, si ritrova in attesa di una bambina che nasce prematura.
Lo spazio bianco di Maria sono i tre mesi che dovrà attendere, lei che non sa aspettare, perché sua figlia Irene esca dall’incubatrice.
I tre mesi necessari perché sua figlia, già nata, possa iniziare a vivere. Sono i tre mesi durante i quali Maria imparerà ad accettare Irene ed a essere madre.
Gli spazi bianchi sono anche il "non detto", tutto quello che ogni personaggio riesce a trasmetterci anche senza parole.
Colpisce, nella storia, la totale assenza degli uomini. Assenza non fisica, ma morale. Maria e tutte le donne accanto a lei si trovano sole nei momenti più difficili.
"Lo spazio bianco" è una storia ben raccontata, ma è soprattutto un film di dubbi e sentimenti, di crescita interiore che solo una regia al femminile poteva essere in grado di rappresentare con così tanta sensibilità.
Il film convince, grazie anche alla naturalezza con la quale tutti gli attori entrano nel proprio ruolo: una grande Margherita Buy, che si conferma la regina del cinema italiano, ed un cast proveniente dal teatro.
Notevole anche la scelta della colonna sonora, con dei brani sorprendenti ma sempre azzeccati come "Where is my love" di Cat Power e "I wish I knew it would fell to be free" magistralmente eseguita da Nina Simone.
Per le donne, ma non solo... Per chi ama l’universo femminile.

La frase: "Sto li dentro tutto il giorno. Aspetto che nasca. O che muoia. Non lo so...".

Giuliana Steri

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