Lo chiamavano Jeeg Robot
“Habemus cinecomic” ed è proprio il caso di dirlo.
Dopo il mezzo flop de “Il ragazzo invisibile” di Gabriele Salvatores l’Italia ha finalmente il suo film di supereroi. L’opera prima di Gabriele Mainetti è un autentico capolavoro che è destinato a restare indelebile nella storia del cinema nostrano. D’ora in avanti chi vorrà realizzare un film di questo genere dovrà per forza di cose ispirarsi al film con protagonista Claudio Santamaria nei panni dell’eroe Enzo Ceccotti, che dopo una vita di difficoltà riceve in dono dalle acque del Tevere i superpoteri diventando Hiroshi Shiba.
Il regista ha il coraggio di autoprodursi con la propria Goon Films uscendo fuori dal dramma e dalla commedia, gli unici due generi che ormai rappresentano il panorama cinematografico italiano.
Un tentativo coraggioso e riuscito, dato che Mainetti a differenza di Salvatores e dai supereroi americani costruisce il suo protagonista come un ladruncolo della borgata romana, andando ad indagare in una realtà difficile e rappresentata in modo crudo e realistico. Questo effetto realistico è esaltato dall’utilizzo minimo degli effetti speciali, vuoi per budget o per scelta registica, mentre sono le location e i dialoghi a dare una forza mai vista prima a questo film.
Oltre a Claudio Santamaria il cast può contare anche su una bravissima Ilenia Pastorelli, fin troppo credibile nei panni di una fan con deficit psichici e amante di Jeeg Robot D’Acciaio. Sarà lei a tirare fuori il buono da Enzo Ceccotti depurando il suo cuore e la propria voglia di utilizzare i suoi poteri per i meri scopi personali.
Santamaria riesce a essere freddo e emozionante allo stesso tempo, rendendo in modo perfetto i drammi interiori dell’eroe e l’evoluzione del suo rapporto con la ragazza.
Impossibile poi esimersi dai complimenti alla gemma più luminosa di questo film: la follia di Luca Marinelli, già immenso nel “Non essere cattivo” del compianto Claudio Caligari, nell’interpretare Zingaro in “Lo chiamavano Jeeg Robot” ha ricordato immediatamente un altro dei personaggi della cinematografia contemporanea mondiale. Il suo villain è follemente pazzo quanto il Joker di Heath Ledger che abbiamo potuto ammirare in “Il Cavaliere Oscuro” e che era valso l’Academy Award postumo all’attore australiano.
L’attore romano è stato eccezionale nel non strafare riuscendo sempre e comunque a mantenere il controllo sulla schizofrenia e il bipolarismo del suo personaggio. Capiamo immediatamente con chi abbiamo a che fare quando ad inizio film spacca a mani nude il cranio di un suo compagno di banda, proprio nello stile che ha sempre caratterizzato il cattivo di Batman.
Mainetti ha inserito una vena folle e coraggiosa che quando riesce ad esprimersi è in grado di far fare il salto di qualità ad un’opera rendendola semplicemente straordinaria, un vero gioiello.
La frase:
"Io solo una cosa voglio sapé…ma tu chi cazzo sei?!?".
a cura di Thomas Cardinali
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