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Lincoln











La storia di "Lincoln" concepita da Spielberg è quella del tredicesimo emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti, quello che decretò l'abolizione della schiavitù. La storia del lungo e controverso iter per la sua approvazione tanto da far dichiarare al suo protagonista "il provvedimento più liberale del 18° secolo è stato ottenuto mediante corruzione e sotterfugi e con la complicità del suo Presidente".

Film squisitamente politico, questo di Steven Spielberg, che mette da parte una facile agiografia per affondare invece l'obiettivo nei meandri del conflitto politico, dove impegno civile ed ambizione personale spesso si confondono e dove su tutte emerge la figura di Abraham Lincoln, magniloquente esempio di tenacia e perseveranza, di profonda fede nelle proprie convinzioni, di estrema conoscenza dell'animo umano e delle sue debolezze.

Il film inizia nel pieno della guerra civile americana, l'urgenza di Lincoln è quella di far approvare l'emendamento prima della fine del conflitto al fine di non renderlo merce di scambio di una vittoria ormai probabile del Nord, donandogli in tal modo un autonomo prestigio ed autorevolezza l'emendamento è avversato da gran parte delle compagine democratica in Parlamento, i quali, pur costituendo una minoranza, sono decisivi per la maggioranza qualificata (i 2/3) che l'approvazione dell'emendamento necessita. La battaglia è quindi quella di convincere, anche con mezzi poco etici, un certo numero di democratici per poter raggiungere la maggioranza richiesta. Una corsa contro il tempo che Spielberg ci racconta adoperando tutte le armi di grande regista quale è. Dopo un inizio un po' lento è che è di difficile digestione, soprattutto per chi non è addentro sulle "cose" della politica americana, l'opera decolla nel mettere a confronto le diverse anime del sistema politico americano, rappresentando le grandi passioni che muovono parti avverse tra di loro, ma anche stigmatizzando le loro piccolezze e meschinerie. Lo stesso Lincoln, magnificamente interpretato da Daniel Day Lewis, non ne è indenne.
Grande statista con una chiara visione prospettica, cede a momenti di ira, non rinuncia alla sue doti di affabulatore da piazza, ha un complicato rapporto con la famiglia, a cominciare dalla moglie, interpretata da una rediviva Sally Field, per finire con i figli, dei quali non nasconde la spudorata preferenza per il più piccolo.

Sceneggiato da Tony Kusher e Doris Kearns Goodwin (il primo aveva già lavorato con Spielberg per "Munich"), il film è quindi un crescendo verso il risultato delle votazioni che per alcuni rappresenterà l'obiettivo di una vita (come per il senatore Stevens interpretato da un bravissimo e commovente Tommy Lee Jones), per altri costituirà un solido punto di partenza per il futuro.

Il controfinale, purtroppo è noto, il Presidente verrà assassinato qualche mese dopo l'approvazione dell'emendamento. Un evento tragico ma che non arrestò il processo di uguaglianza ormai avviato.

La frase:
"Ecco a voi l’uguaglianza. L’unica che ci è davvero concessa".

a cura di Daniele Sesti

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