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L'Immortale
Il tradimento. Nel mondo della malavita, può portare a laceranti contraddizioni, terremoti di equilibri, feroci rese dei conti. Nell'adattamento di una parte dell'omonimo romanzo di Franz-Olivier Giesbert, attorno all'episodio di partenza che ha dato poi origine al soprannome del titolo il regista Richard Berry ha costruito un'esistenza, mosaico di elementi tratti da una personale ricerca su realtà delinquenziali.
Come indicano i flashback, tutto ha inizio nell'adolescenza di tre amici che, stringendo tra loro un patto d'onore, entrano nelle organizzazioni d'affari illegali, assassine, che contano. Uno di essi punta sul traffico di stupefacenti, stringe legami con importanti esponenti politici e diventa nemico non dichiarato di quello più carismatico, ignaro e rimasto invece legato alla criminalità vecchio stampo, deciso a ritirarsi dalla scena per dedicarsi alla famiglia.
Quest'ultimo non considera però il monito d'insegnamento - che torna più volte, come motivo conduttore - di un vecchio padrino (finito, infatti, ucciso pluriottantenne), secondo il quale gli spargimenti di sangue avviano delle spirali infinite che non permettono di cambiar vita. Quindi, sopravvissuto incredibilmente ad un'esecuzione, inizia una lenta e inesorabile vendetta solitaria. A viso aperto, a differenza dei suoi carnefici. E qui "L'Immortale" torna nella finzione al servizio di un'azione svincolata dalla plausibilità.
Tirando in ballo Marsiglia con l'ambientazione, attori locali nei ruoli minori, una citazione storica (di Luigi XIV, che nel 18° secolo puntò i cannoni di due fortezze sulla città stessa), il meglio del film sta nel confronto a tre che coinvolge anche una poliziotta a cui è stato ucciso il marito-collega, mentre le altre due possenti figure protagoniste si devono a Jean Reno e soprattutto Kad Merad, che delinea un personaggio complesso, simpatico quanto minaccioso, impulsivo e pazzo incontrollabile. Per lui, il male è il male, e basta: una rivendicazione che ridefinisce - con una nettezza di affascinante inquietudine - i confini etici.
La frase: "Il sangue versato non asciuga mai".
Federico Raponi
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