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Le meraviglie











Tre anni dopo il bellissimo “Corpo celeste” Alice Rohrwacher torna in cabina di regia e firma la sua opera seconda, intitolata “Le meraviglie”. Pregno di autobiografia, il film si concentra sulla vita condotta da una famiglia di apicoltori della campagna umbra, sulla complessa semplicità di chi ancora resiste al mondo del “progresso”.
La figlia maggiore, affascinata da questa dimensione così estranea, si lascia ammaliare da un concorso promosso da una televisione locale e vi iscrive tutta la famiglia.
In un panorama che nel bene e nel male, salvo qualche eccezione, continua a proporre opere che si assomigliano tra loro, bisognerebbe ringraziare giovani autori come la Rohrwacher che sanno marchiare le proprie pellicole con un tocco così personale, riconoscibile e di buon gusto. Rifiutando in modo totale anche la più piccola ombra di retorica, la regista sa parlare davvero attraverso i gesti, gli sguardi e i corpi dei suoi attori. Il suo è un cinema autentico, realista, e allo stesso tempo avvolgente, affascinante e fiabesco.
Ritornano lo stile e le atmosfere di “Corpo celeste”, e questa volta c’è qualcosa di più, più maturità forse, o più forza nel farci arrivare ciò che vuole dirci. È un tema importante e impegnativo quello che viene trattato, che fu anche uno dei punti centrali del pensiero e della produzione artistica di Pasolini: il consumismo che avanza e divora pian piano tutte quelle “oasi” ancora, in qualche modo, pure. Alice Rohrwacher ce ne parla attraverso Gelsomina, ragazzina quasi rassegnata al suo futuro nell’allevamento d’api ma affascinata dalla musica pop, da Milano e dalla televisione, con donne belle e provocanti come la conduttrice del programma (Monica Bellucci). Gelsomina nel profondo sogna di poter fuggire, e suo padre non lo sa, convinto com’è che il suo desiderio più grande sia quel cammello che tanto voleva da piccola.
Leggerissime cadute (poco prima del finale c’è un episodio evitabile) si alternano a momenti intensissimi di grande Cinema: difficile non commuoversi durante l’intervista al padre. In questo percorso che ricorda le sue origini, Alice Rohrwacher si è fatta affiancare dalla sorella Alba, come per assicurarsi un contatto costante con le radici di quello che viene raccontato.

La frase:
"Voi non sapete adattarvi al mondo. Non avete idea di quello che succede là fuori".

a cura di Luca Renucci

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