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Lascia perdere Johnny
Fabrizio Bentivoglio aveva esordito alla regia nel 1999, con il mediometraggio “Tipotà”, il film raccontava un incontro tra culture diverse, profughi, difficoltà di comunicazione, il tutto accompagnato dalla musica degli Avion Travel. La collaborazione con il complesso è andata avanti in questi anni e “Lascia perdere, Johnny!” ne è uno dei frutti. La storia si rifà alla vita di Fausto Mesolella, il chitarrista del gruppo ed ai suoi racconti a tavola, i suoi primi passi nel mondo della musica nella Caserta degli anni ’70.
Il film diventa, però, non solo il racconto di un singolo, ma attraverso immagini, suggestioni e atmosfere l’immagine sognata di un epoca, un periodo più ingenuo, mostrato attraverso gli occhi di un giovane di provincia che non vive le tensioni di quegli anni, ma insegue, senza tanta convinzione, quasi trascinato dagli eventi, la sua voglia di fare il musicista.
Il racconto di formazione passa attraverso l’incontro con personaggi bellissimi, il bidello-maestro Domenico Falasco interpretato da Toni Servillo, l’impresario un po’ cialtrone, un po’ truffatore di Ernesto Mahieux e il musicista milanese Augusto Riverberi, ex amante della Vanoni, interpretato dallo stesso Bentivoglio.
Sono proprio i personaggi il punto di forza del film, se la sceneggiatura si perde in alcune lungaggini e a volte il ritmo è un po’ lento, i loro visi, i gesti, le parole sono scritti e resi con tale passione che si rimane affascinati davanti a questi volti. Sempre sospeso tra realtà e sogno il film risulta più bello nella prima parte, più realistica e seducente, nella seconda tutto è più evocato, ma meno coinvolgente, colpa anche di un finale frettoloso.
La frase: "The show must come on".
Elisa Giulidori
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