La Pantera Rosa
Quando nel 1963 Blake Edwards scrisse (con Maurice Richlin) "La pantera rosa", Peter Sellers non era previsto. Il film doveva essere incentrato sull'allora star David Niven, il ladro, mentre il ruolo caratteristico, ma di secondo piano, dell'ispettore Clouseau era stato pensato per Peter Ustinov, che invece rifiutò per vestire i panni del celebre Hercule Poirot in "Assassinio sul Nilo" (progetto che poi si protrasse fino al 1978). A segnare l'inizio di uno dei più felici (e tormentati nel privato) connubi del cinema comico fu il talento di Sellers, un attore dotato di una comicità fisica travolgente, degno erede di stars del muto come Chaplin e Keaton, che sul set si "guadagnò la conferma" per altre cinque pellicole sul famoso poliziotto francese.
Identificare quindi Clouseau con Sellers appare un passaggio abbastanza normale, eppure nel 1968 ci fu un "L'infallibile ispettore Clouseau" con Alan Arkin e nel 1993 "Il figlio della pantera rosa" con Benigni. Film deludenti entrambi, e così Steve Martin arriva oggi sui nostri schermi senza il peso di poter essere l'unico a fallire in queste leggendarie vesti…

L'allenatore della nazionale francese di calcio ha appena portato alla vittoria la propria squadra contro la Cina. Il pubblico è in visibilio, i suoi giocatori lo circondano per portarlo in trionfo quando una freccetta avvelenata lo colpisce al collo uccidendolo. Il caso viene assegnato all'ispettore Jacques Clouseau (Steve Martin) ed al suo aiutante Gilbert Ponton (Jean Reno); oltre al killer i due dovranno ritrovare anche il famoso anello con il diamante Pantera rosa, scomparso misteriosamente dalle dita della vittima al momento dell'omicidio.

Al di là della sconfitta nell'inevitabile paragone con gli "originali", "La pantera rosa" rimane un lavoro abbastanza piacevole, ricco di situazioni comiche, più o meno, riuscite. Quasi a confermare gli effetti negativi del "fenomeno remake" hollywoodiano, il film ha i suoi momenti più esilaranti quando non tenta di ripetere (l'irripetibile) comicità "slapstick" di Sellers e punta invece su quella più facciale e sofisticata di Steve Martin, attore tanto apprezzato negli States quanto sottovalutato da noi (la scena delle ripetizioni d'inglese è eccezionale). A fargli da contorno un cast di tutto rispetto: da Jean Renò ( che dovrebbe essere l'alter ego di Cato, il domestico di Clouseau-Sellers) a Kevin Kline passando per la sempre più brava Emily Mortimer (vista recentemente in Matchpoint) e la popstar Beyoncè. La regia di Shawn Levy ricalca quelle delle analoghe commedie statunitensi di oggi: tanti stacchi, musica onnipresente e colori sparati. Visione un po' edulcorata del calcio ( gli americani lo capiranno mai che non è come il football?), trama articolata come un lungomare, titoli di testa affascinanti(come da tradizione) che riescono a far leggere tutti i nomi che via via compaiono. Non sarà il film comico dell'anno, ma ci si può stare.

La frase:
- E' stato trovato morto
- Un colpo mortale?
- Si
- Quanto mortale?
- Completamente

Andrea D'Addio

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