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King Arthur: Il potere della spada

La recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com

di Rosanna Donato08 maggio 2017Voto: 7.0
 

  • Foto dal film King Arthur: Il potere della spada
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“King Arthur: Il potere della spada” è un adattamento cinematografico molto lontano dalla storia originale, ma che riesce ad intrattenere il pubblico appassionato di fantasy e action movie. La vicenda è incentrata sul giovane Arthur che vive nei vicoli di Londonium con la sua gang, all'oscuro della vita a cui è destinato fino a quando si impadronisce della spada di Excalibur ed insieme a lei del suo futuro. Sfidato dal potere di Excalibur, Arthur deve compiere scelte difficili. Coinvolto nella resistenza e affiancato da una misteriosa donna, deve imparare a gestire la spada, affrontare i propri demoni e unire il popolo contro il tiranno Vortigern, che si è impadronito della sua corona ed ha assassinato i suoi genitori. Nel cast ricordiamo la presenza di alcuni attori noti al grande pubblico, tra cui Charlie Hunnam, Jude Law ed Eric Bana.

La pellicola diretta da Guy Ritchie, conosciuto per aver dato forma ai due film dedicati a Sherlock Holmes e al più recente “Operazione: U.N.C.L.E.”, si avvale di una sceneggiatura avvincente, ricca di dettagli e dialoghi molto curati sia nel linguaggio (tipico delle storie di genere), sia nella loro forza emotiva. Spesso, infatti, le battute sono dirette e accattivanti, mentre raramente sentiamo qualche banalità.
Ciò che lascia l’amaro in bocca è accorgersi che di per sé la storia raccontata dal regista non ha nulla a che fare con quella originale, se non qualche piccolo rimando legato a personaggi e un paio di situazioni che verranno a crearsi. Durante la visione, inoltre, lo spettatore sarà portato a chiedersi il motivo di certe scelte. Non è da intendere a livello di regia, perché lo stile di Guy Ritchie è davvero impeccabile e nel suo ultimo lavoro si ritrovano tutti gli elementi che lo contraddistinguono da altri registi. Il problema è l’assenza di alcuni personaggi fondamentali che chiunque si aspetterebbe di trovare in una pellicola dedicata a Re Artù. Alcuni di questi vengono solo citati, altri sostituiti da figure sconosciute, mentre altri ancora è come se non fossero mai esistiti.

La storia legata al personaggio di Arthur è l’unica costruita nei minimi particolari ed è sicuramente quella affrontata meglio in termini di regia nel lungometraggio. Sono diversi i momenti in cui Ritchie mette in luce il passato del protagonista. Questo permette di far comprendere allo spettatore tutto ciò che si cela dietro alla sua condizione e al forte legame con la spada di Excalibur e le difficoltà che una persona può incontrare nel momento in cui non ha il coraggio di scoprire cosa è accaduto nel suo passato.
Stiamo parlando di un uomo che è stato abbandonato da piccolo e, quindi, è sempre stato abituato a cavarsela da solo. Il regista affascina lo spettatore utilizzando tecniche registiche di grande impatto. Si lascia aiutare dall’inserimento di sogni e visioni per rendere consapevole Arthur del suo destino. Allo stesso tempo, però, la vicenda legata al suo ruolo nel mondo non è affatto banale e ha senso nel contesto, nonostante di tratti di un film di genere fantasy, soprattutto man mano che la narrazione prosegue.

Il regista usa il meccanismo del salto temporale - ovvero torna indietro nel tempo per spiegare come sono accaduti alcuni fatti del presente e mostra in anticipo le mosse che dovrà compiere la gang per realizzare il loro scopo nel futuro - per rendere la pellicola più coinvolgente e ci riesce alla perfezione.
Ciò che colpisce del progetto, inoltre, è la sua capacità di trasmettere un po’ di leggerezza con battute divertenti e incisive, anche se prevalgono le scene d’azione (rese molto bene in versione 3D grazie a un uso ponderato degli ottimi effetti speciali e a una fotografia nitida), alternati sapientemente a momenti drammatici e talvolta piatti.
La pellicola è imprevedibile, ma il finale scade nel banale. Questo probabilmente perché nel corso della storia ci vengono rivelati troppi dettagli.
Non sappiamo invece nulla degli altri personaggi coinvolti in quanto Guy Ritchie non ha voluto lasciare spazio alla storia del loro passato.
Per quanto riguarda gli attori, Jude Law sembrava una sorta di Dio sceso in terra (talvolta sopra le righe, ma convincente) nelle vesti del Re in carica, disposto a tutto pur di mantenere la sua posizione. È risultato molto credibile ed espressivo anche Charlie Hunnam (Arthur), così come tutti i personaggi secondari della pellicola, che gode di una colonna sonora graffiante.


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