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Il futuro non è scritto - Joe Strummer
Non poteva essere altro che Julien Temple, autore dei due lungometraggi sui Sex pistols “La grande truffa del rock’n’roll” (1980) e “Sex pistols-Oscenità e furore” (2000), ad occuparsi di un elaborato di celluloide riguardante Joe Strummer (al secolo John Graham Mellor), compianto leader dei Clash, l’altra rock band inglese che, più o meno contemporaneamente a quella guidata da Malcolm McLaren, fu protagonista negli Anni Settanta della nascita del movimento punk.
Infatti, basandosi sull’idea del programma radiofonico “London calling”, ideato dallo stesso Strummer e trasmesso a 40 milioni di ascoltatori della BBC World Service tra il 1998 e il 2002, anno della sua scomparsa, Temple ne ripercorre la vita partendo dall’inno politico “White riot”.
Soltanto uno dei diversi hit del gruppo che, insieme a “Should I stay or should I go”, “Rock the Casbah” e “I fought the law”, costituiscono una nutritissima colonna sonora che spazia da Harry Belafonte ai Ramones, passando per Eddie Cochran e Mzikayifani Buthelezi, mentre sullo schermo scorre un mosaico lacerato fatto di girati ritrovati, nuovi video, pubblicità televisive, dvd mai visti e perfino immagini tratte dai film interpretati dal leader dei Clash.
Perché, come lasciano intuire anche le numerose testimonianze degli intervistati, tra conoscenti, star hollywoodiane come Johnny Depp, Matt Dillon e Martin Scorsese e musicisti del calibro di Bono Vox degli U2 e Flea dei Red hot chili peppers, non è semplicemente del leader dei Clash che si parla, ma di una sorta di filosofo ed artista poliedrico concentrato sul concetto di libertà e le cui canzoni subivano l’influenza dei generi provenienti da tutto il mondo, dal rockabilly al folk, senza dimenticare reggae e bhangra.
Un artista che identificava il falò quale più importante incontro all’aperto per conversare e far nascere nuove idee, e che, figlio di un padre di estrema sinistra che parlava come un inglese raffinato, passò dal credo “O sei punk o sei contro” al fare in maniera coerente i conti con lo stesso grosso successo che aveva sempre combattuto, fino a trasformarsi in un vero e proprio sostenitore della musica techno.
Per circa 119 minuti di visione che, ulteriormente provvisti di un certo taglio ironico conferito sia da sequenze a cartoni animati che da analogie di montaggio, finiscono per suscitare notevole interesse non solo nei Clash fan e nei musicofili incalliti, ma anche nello spettatore ordinario, rapito da quella che, prima ancora di apparire come la biografia di una star del punk, assume le fattezze del resoconto di una lunga battaglia ideologica, vissuta attraverso gli eccessi, i difetti ma anche i pregi che caratterizzano una qualsiasi vita umana.
La frase: "Senza gli altri non siamo niente, questo è quello che penso".
Francesco Lomuscio
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