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Hands of StoneLa recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com di Thomas Cardinali18 maggio 2016Voto: 7.5
Robert De Niro si ricorda cosa vuol dire essere un attore in “Hands of Stone”, presentato in anteprima mondiale al Festival di Cannes 2016, dopo i deludenti ultimi film tra cui la commedia più simile a un trash “Nonno Scatenato”.
La leggenda di “Taxi Driver” torna sul ring a distanza di 36 anni da “Toro Scatenato” ma non più come atleta, che sarebbe stato poco credibile come nel deludente “Il Grande Match” insieme a Sylvester Stallone, bensì nei panni del manager Ray Arcel. Non è una storia originale e non potrebbe esserlo dato che per uno scherzo del destino pochi mesi fa è tornato nuovamente in sala Rocky Balboa come manager del giovane “Creed”. La bellezza di questo film diretto in modo efficace da Jonathan Jakubiwicz è proprio nel riabbracciare un grande interprete della storia del cinema tornato a fare cinema, ma anche l’interpretazione di Edgar Ramirez che dopo il ruolo da protagonista nel remake di “Point Break” e in “Joy” indossa i guantoni per portare sul grande schermo la vita di Roberto Duran. Il pugile dei bassi fondi di Panama e soprannominato “Mani di pietra” è diventato uno dei più grandi campioni della storia di questo sport con un record di 103 vittorie in 119 incontri e un ritiro a 50 anni che sembrava non arrivare mai. Il film è un onesto biopic sul pugilato che racconta anche la storia di un uomo abbandonato dal padre americano che aveva incinta la madre che arriva al riscatto attraverso la boxe. “Hands of Stone” ha una regia pulita e una scrittura piuttosto semplice, ma la grande attrattiva era proprio Robert De Niro. Invecchiato oltre ogni modo con uno splendido trucco il premio Oscar regala una grande interpretazione arrivando ad emozionare i fan storici che sembravano aver perso ogni speranza di rivederlo su buoni livelli. Il film può contare anche sul cantante Usher, che interpreta l’eterno rivale Sugar Ray Leonard. Un’opera dunque che cerca di trasmettere anche valori importanti come il riscatto sociale, ma che poteva naturalmente osare qualcosa di più dato che Roberto Duran ha una storia personale e professionale tra le più interessanti del panorama boxistico. La paura per l’ennesimo flop di questo finale di carriera per De Niro era dietro l’angolo, tanto che l’organizzazione dì Cannes 69 ha deciso improvvisamente di cancellare tutte le proiezioni lasciando solo quella dedicata agli inviti per il pubblico. Paura di troppe recensioni negative? La realtà è che Robert De Niro è la cosa più interessante del film e se non ci fosse stato lui a regalare un’ottima performance probabilmente sarebbe passato in secondo piano. La frase dal film:
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