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Hacksaw Ridge

La recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com

di Rosanna Donato04 settembre 2016Voto: 9.0
 

  • Foto dal film Hacksaw Ridge
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Andrew Garfield è il protagonista del nuovo film diretto da Mel Gibson, intitolato “Hacksaw Ridge” e interpretato tra gli altri da Vince Vaughn, Teresa Palmer, Sam Worthington, Luke Bracey e Hugo Weaving. La pellicola è la storia vera di Desmond Doss che, a Okinawa, durante una delle più cruenti battaglie della seconda guerra mondiale, salvò 75 uomini senza sparare un solo colpo. Convinto che la guerra fosse una scelta giustificata, ma che uccidere fosse sbagliato, fu l'unico soldato che in quel conflitto combattè in prima linea senza alcuna arma. Doss fu il primo obiettore di coscienza insignito della Medaglia d'Onore del Congresso.

Mel Gibson torna in veste di regista a distanza di dieci anni da “Apocalypto”, sorprendendo tutta la critica presente in aula, che a fine proiezione ha applaudito senza alcuna esitazione. Presentato Fuori concorso alla 73. Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, il film rappresenta uno spaccato minuzioso della vita reale vissuta dai soldati in tempo di guerra. Si tratta di una storia che simboleggia la condizione universale di tutti coloro che negli anni (non solo nel corso delle due guerre più note) hanno lasciato le proprie famiglie per servire la patria, pur essendo consapevoli delle difficoltà che avrebbero potuto affrontare con il rischio di perdere la vita. Una condizioni che in molti hanno vissuto, ma che in pochi possono capire. Eppure Gibson è riuscito nell’intento di omaggiare quei guerrieri che ancora oggi vengono ricordati per aver compiuto il loro dovere ed essersi sacrificati per il proprio Paese, dando così prova delle sue indiscutibili doti registiche. La riuscita della pellicola, infatti, è dovuta non solo alla memorabile interpretazione degli attori, ma anche all’attenzione al dettaglio che il regista ha volutamente fatto emergere. Caratteristico dei suoi film è la volontà di mostrare scene di violenza nuda e cruda, evidente anche in “Hacksaw Ridge”, aspetto che rende il progetto ancora più realistico e coinvolgente. Nonostante ciò, sono presenti anche alcuni momenti in cui le scelte di regia appaiono incomprensibili agli occhi di chi guarda e per le quali Gibson ha rivelato di essersi concesso una sorta di ‘licenza da regista’. Niente di imperdonabile comunque, anzi - così facendo - ha creato una certa dose di suspense in più, elemento che non manca mai nei suoi lavori di regista, nonostante questa volta si tratti di un ‘biopic’ liberamente ispirato.

Ricco di scene intense e accattivanti, presenti in particolare nella seconda parte, il film non disdegna le risate discrete suscitate dall’atteggiamento e dalle parole del sergente interpretato da Vaughn. Quest’ultimo ha dimostra ancora una volta di essere un attore a tutto tondo, perchè - seppur noi siamo abituati a vederlo in ruoli da commedia - è stato in grado di far ridere il pubblico ricoprendo il ruolo di un uomo dedito al suo lavoro, duro e magnanimo quando serve, il che richiede una grande serietà. Senza nulla togliere al talento, ormai chiaro, di Andrew Garfield, al quale si deve gran parte dell’intensità e della forza prorompente che emergono nella pellicola. Quello dell’attore è un gioco di sguardi che non lascia spazio all’immaginazione, perché dai suoi occhi traspaiono tutte le emozioni provate dal soccorritore di guerra: ansia, paura, coraggio, dedizione alla causa, ma anche gioia e amore e tutto ciò senza l’uso di un’arma. Provate a immaginare come poteva sentirsi il vero Doss non avendo l’opportunità di difendersi come tutti gli altri. Garfield è riuscito letteralmente a mostrarlo, senza se e senza ma. Solo con quell’attenzione al dettaglio che necessita un film di tale portata. Per quanto riguarda gli altri componenti del cast, tutti hanno dato il meglio di sé.

Cosa siamo disposti a fare per il nostro Paese? Quanto la fede può renderci forti di fronte alle difficoltà? Quanto conta la forza di volontà in una situazione così estrema? E’ giusto perseguire i propri ideale, la propria fede, anche a costo di finire nei guai? Queste sono alcune domande su cui il progetto ci porta a riflettere, rispondendo a ognuna di esse in modo conciso: in qualsiasi circostanza - soprattutto in tempi di guerra, è importante credere in qualcosa di reale, che ci dia speranza e ci aiuti a trovare la forza di sopravvivere, anche a costo di trovarsi di fronte a un bivio. Una cosa è sicura: se hai fede in qualcosa, è giusto crederci fino alla fine. Nella vita, quando le cose si complicano, è fondamentale avere certezze, altrimenti si è portati a lasciarsi andare. Inolte, ci ha colpiti il cambiamento di alcuni personaggi all’interno della storia, gli stessi che inizialmente consideravano il protagonista un codardo per il semplice fatto che non volesse impugnare un fucile. Alla fine si sono resi conto che lui, con la sua forza d’animo e investito da una stanchezza che pochi possono immaginare, è stato uno dei pochi che ha messo gli altri al primo posto, salvandogli la vita, e che era disposto a morire per loro. Infine, dal lungometraggio si evince l’indissolubile unione che vige, ancora adesso in battaglia, tra i componenti dell’esercito, in quanto accomunati dallo stesso destino e consapevoli che prima di tutto bisogna proteggersi a vicenda. Consigliamo la pellicola a un pubblico adulto, soprattutto poiché sono presenti delle scene di guerra particolarmente pesanti e macabre per mostrarla a dei bambini. Il film potrebbe anche essere un valido aiuto per far capire ai ragazzi d’oggi come i soldati affrontavano la guerra e in che condizioni di stress e disagio vivevano.


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