Sole a catinelle

"La Battaglia Di Hacksaw Ridge"

Intervista al regista e al cast.


di Rosanna Donato04 settembre 2016



Alla conferenza stampa della nuova pellicola di Mel Gibson, "Hacksaw Ridge", presentata Fuori concorso alla 73. Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, erano presenti il regista di "Apocalypto", il protagonista Andrew Garfield, e gli attori secondari quali Vince Vaughn, Teresa Palmer, Hugo Weaving e Luke Bracey. Nel corso dell'evento sono state poste numerose domande, che hanno toccato tutti i temi emersi dal film e non solo.
A Mel Gibson, qui presente solo in veste di regista, è stato chiesto di descrivere i suoi rapporti con Hollywood in una sola parola: "Sopravvivenza", ha dichiarato l'attore. Inoltre, qualcuno ha notato delle similitudini (in termini di scene di guerra emozionanti) con la pellicola "Braveheart" e gli ha chiesto come fosse riuscito a 'riproporre" la stessa intensità qui, senza cadere nei soliti cliché. Gibson ha ammesso che "è tutta una questione di strategia. La cosa più importante è essere totalmente chiari su cosa si vuole che il pubblico veda e gestire la cosa come fosse un evento sportivo: se non si seguono le strategie - allora la battaglia diventa meno coinvolgente". Sempre a quest'ultimo è stato chiesto se preferisce vestire il ruolo di regista o di attore e quando queste figure danno il meglio di sé, ovvero se in età giovane o adulta: "Se è maturo. Quando è giovane è più bravo a fare ruoli da giovani. Diciamo che andando avanti si è più tranquilli. Io ho fatto un passo indietro, ma penso che si diventi migliori in qualsiasi cosa invecchiando, si diventa più maturi. Entrambi i ruoli hanno a che fare con quello del narratore. Il cinema si può fare attraverso le immagini (regista) o attraverso qualcosa di fisico (attore). Mi piace fare il regista, mi piace vedere la storia come voglio io".
Ma non è finita qui, perché - come abbiamo anticipato - le domande sembravano non finire mai e spesso erano indirizzate al regista. Un altro quesito gli chiedeva se fosse più interessato a raccontare la vera storia di Doss o la forza della fede. "Andare lì armato della sola fede vuol dire che essa è un aspetto davvero importante della sua vita", ha detto Mel. In merito al lavoro per costruire la relazione amorosa tra illuso personaggio e il protagonista, Teresa Palmer ha rivelato di essere "entrata nel cast quando stavano girando scene di battaglia. C'era questa coppia e Andrew aveva già raccolto del materiale su di essa (ricordiamo che la pellicola è basata su una storia vera, ndr). E noi abbiamo deciso di discutere su che storia d'amore volevamo raccontare. La cosa che più mi è piaciuta è quando Andrew ha indossato i panni di lei e io di lui. Era importante iniettare questo spirito d'amore, volevamo dare corpo a un amore autentico". Nell'arco di mezz'ora circa, i giornalisti si sono sbizzarriti ponendo al cast artistico altri interrogativi che vi proponiamo di seguito.



Che cosa vi è piaciuta di questa lotta morale del protagonista?
Mel Gibson: Per me si tratta di qualcosa di più. E' prendere un uomo normale e fargli fare cose straordinarie in circostanze difficilissime. La sua lotta è particolare: si trova nel mezzo dell'inferno sulla terra. Si attiene alle sue convinzione e fa qualcosa di straordinario. Sono queste le storie, le idee che dovremmo raccontare

In questo momento di forte terrorismo islamico e grande paura; cosa avreste fatto voi? Mel, come descriveresti i rapporti con Hollywood in una sola parola?
Mel Gibson: Non c'è una risposta semplice. La cosa fantastica del protagonista è che è un uomo semplice, sapeva che non doveva uccidere un altro uomo e tuttavia ha voluto servire la sua patria
Andrew Garfield: È un momento difficile quello che viviamo adesso. Lui è un uomo che incarna il concetto di 'vivi e lascia vivere'. L'importante è permettere agli altri di essere quello che sono ed essere sempre se stessi

Come è stato lavorare con Mel Gibson?
Andrew Garfield: È stato straordinario perché ha una mente libera e un'energia straordinaria, che è palpabile sulla scena. Era meno quello che diceva e più quello che ci trasmetteva
Mel Gibson: Con attori di questo calibro non c'era bisogno di dire nulla
Teresa Palmer: È stato importante avere un regista che pone tutta la sua fiducia sui suoi attori
Andrew Garfield: Mel è sulla scena con te. E' anche un attore, è come un buon padre o una buona mamma, diciamo. Ha questo istinto di avere cura di noi. Per quanto riguarda Desmond, è un personaggio difficile da interpretare perché cercare di essere un uomo capace di seguire le sue convinzioni è una cosa davvero rara. Tutti dovrebbero essere coerenti con se stessi

Questo fatto delle armi, dell'obiettore di coscienza, potrebbe essere associato all'America di adesso, visto le scelte di Obama? Insomma, il film è un messaggio valido per il Presidente?
Mel Gibson: Sì, perché il protagonista si rifiuta categoricamente di prendere in mano un'arma. Io odio le guerre, ma bisogna amare i guerrieri, dobbiamo omaggiarli. Sono persone che hanno perduto tanto in guerra. I veterani tendono a farsi del male, molti si suicidano. Bisogna avere cura dei nostri guerrieri

Rivestire il ruolo di un eroe molto umano è stato difficile?
Andrew Garfield: È stata una vera fonte di ispirazione. Sono stato ispirato da storie simili. Ho un fratello medico e cerco sempre di pensare a lui quando interpreto Desmond. Mio fratello è un eroe, non fa altro che aiutare gli altri
Mel Gibson: La differenza tra un supereroe e altre persone è che quelli veri non usano lo spandex" (per intenderci, la tuta di Superman o Batman)

Quando il personaggio principale continuava a dire "Ancora uno", mi ha ricordato Schindler's list. Come è arrivato ad avere questa idea? Chi è veramente il protagonista?
Mel Gibson: Chi è Desmond? La sua essenza ha a che fare con l'amore. Mette a repentaglio la sua vita per salvare qualcun altro e questa è la massima espressione d'amore possibile.

Ci racconta la scelta del cast?
Mel Gibson: Certi fanno dei filmati per vedere cosa hanno fatto gli attori in precedenza, ma di solito basta incontrarli e parlarci un po' e io mi sentivo sicuro delle scelte che avevo fatto. Andrew è capace di fare tante cose con sicurezza e non ha bisogno di un dialogo per trasmettere un messaggio. Era il casting ideale, non avrei mai potuto trovare attori migliori di questi. Sono dei bravi ragazzi. Si facevano pubblicità da soli, era chiaro che fossero loro le persone giuste. Il regista non deve fare nulla, basta lasciarli lavorare

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