Gigolò per caso
Il titolo italiano potrebbe erroneamente richiamare alla memoria quello di "Gigolò per sbaglio" (1999) con Rob Schneider, in questo caso, però, non ci troviamo dinanzi ad una commedia a stelle e strisce dagli intenti scollacciati, bensì davanti alla sesta fatica registica del newyorkese classe 1957 John Turturro; a quanto pare ideata dall’autore di "Mac" (1992) e "Illuminata" durante un’improvvisazione fatta per puro divertimento ad un pranzo insieme ad un amico, il quale sembrerebbe aver riso talmente tanto da convincerlo a parlarne con altri conoscenti, compreso il proprio barbiere, tra i cui clienti si dà il caso vi sia Woody Allen.
È per questo motivo, quindi, che non solo abbiamo l’Allen di “Provaci ancora, Sam” (1972) nei panni di Murray, amico per la pelle di Fioravante, interpretato dallo stesso Turturro ed economicamente precario quanto lui, ma lo vediamo anche impegnato a fargli da manager dal momento in cui, per sbarcare il lunario, decide di cimentarsi con il mestiere più antico del mondo ricorrendo al nome d’arte Virgil.
Segnando soltanto l’inizio di una sequela di esilaranti avventure in mezzo alle coperte che prevedono, tra l’altro, un ménage a trois con due avvenenti signore alla ricerca di emozioni forti incarnate dalla veterana Sharon Stone e dalla Sofia Vergara di "Machete kills" (2013) e i decisamente più casti incontri con Avigal, ovvero Vanessa Paradis, vedova di un rispettato rabbino, rimasta sola con i figli e i ricordi di una vita vissuta all’interno del chiuso mondo della comunità chassidica.
Tanto che, se l’impressione immediata, tra divertenti battute riguardanti il Fascismo e la bocca di Mick Jagger, è quella di avere sullo schermo proprio una pellicola a firma di colui che ci ha regalato "Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso ma non avete mai osato chiedere" (1972) e "La dea dell’amore" (1995), man mano che il simpatico seduttore viene messo in crisi dai sentimenti che la donna gli suscita e che scopriamo la gelosia da parte di Dovi alias Liev Schreiber, chassidico innamorato di lei fin da quando era ragazzo, risulta quasi avvertibile una vaga influenza da parte di determinati lavori di Joel ed Ethan Coen.
Del resto, tra un "Crocevia della morte" (1990) e un "Fratello, dove sei?" (2000), non sono certo mancate collaborazioni con i responsabili di "A serious man" (2009) e "A proposito di Davis" (2013) nella carriera del mitico John; che, come già manifestato tramite "Romance & cigarettes" (2006) e "Passione" (2010), sfoggia un adeguato uso della colonna sonora al fine di conferire una certa musicalità generale ad un’operazione qui volta a sfruttare la prostituzione come metafora della necessità di avere un contatto umano, ma che rimane, in ogni caso, gradevole e nulla più.
La frase:
"Sei un amante esperto, perché non farti pagare per farlo?".
a cura di Francesco Lomuscio
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