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Ghost Town
Proprio come il piccolo Cole di "Il sesto senso" anche il noioso dentista Bertram Pincus, dopo avere subito un’operazione che lo ha mandato in coma per qualche secondo, "vede la gente morta". Un potere che attira l’attenzione di tutti quegli spiriti di città che ancora hanno qualcosa da fare/dire a chi è rimasto in vita. Tra i tanti che lo importunano, il dottore decide di aiutare un suo ex condomino che non vuole che la moglie ora vedova sposi un uomo poco di buono. Bertram dovrà conquistarla per sostituirsi a chi non se la merita.
La versione commedia del celebre "Ghost" è firmata da uno dei più importanti sceneggiatori hollywoodiani: David Koepp (suoi vari kolossal come i tre Spiderman, "Guerra dei mondi", "Indiana Jones e il tempio di cristallo", "Angeli e demoni") anche regista nel 2004 del deludente "Secret window". Senza strafare, quasi eseguendo il compitino del buon film per famiglie che non entusiasma, ma non delude mai nessuno, Koepp realizza una pellicola leggera e apprezzabile nella sua semplicità. Tutto scorre fluido andando a finire esattamente dove ce lo si aspetterebbe. Grosso del merito è dei due protagonisti: se Greg Kinnear si sta rivelando sempre più uno degli interpreti più versatili di Hollywood, capace ogni volta di cambiare in maniera convincente qualsiasi registro recitativo, Ricky Gervais raggiunge finalmente lo status di attore principale.
Non bello, non giovane, ma dotato di una gran comicità fisica ed espressiva, questo commediante inglese che da anni scrive e partecipa a tantissimi prodotti di intrattenimento (dalla radio al teatro, passando per il piccolo schermo) sempre lasciando il segno (si pensi alla splendida serie "The office") riceve finalmente lo spazio che merita. In "Ghost town" i suoi siparietti con i vari spettri che chiedono il suo aiuto sono la parte migliore del lungometraggio.
Tante le citazioni da altri film. Tra le migliori: "L’uomo ombra" (quello del ’34) suggerito nelle definizioni del cruciverba, "La vita è meravigliosa" con l’accenno al guadagnarsi le ali (che nel film di Capra veniva detto dall’angelo custode al bravo Steve) e "Il padrino", di cui compare l’ectoplasma di un mafioso assassinato che reclama una vendetta di un certo tipo.
La frase: "Tutti muoiono".
Andrea D'Addio
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