Il colore del crimine
Tratto dal romanzo "Freedomland" di Richard Price, che lo ha anche sceneggiato, arriva nelle sale italiane "Il Colore del Crimine" diretto da Joe Roth produttore e regista di parecchi film d'incasso americani.

Un caso di cronaca nera si intreccia tragicamente con le vicende di una cittadina del New Jersey.
Brenda (Julianne Moore) arriva sotto shock all'ospedale di Dempsy denunciando il furto della sua auto, nella quale era addormentato il figlioletto di quattro anni, Cody. Inizia la forsennata ricerca del colpevole prima che sia troppo tardi, ma il pregiudizio porta la polizia ad assediare il complesso di case popolari Armstrong abitato per lo più da persone di colore, scatta la rivolta dei cittadini angariati dal razzismo. Ma l'ispettore della polizia della città, Lorenzo Council (Samuel L.Jackson), non sembra affatto convinto del racconto di Brenda, comincia così le indagini tra i tafferugli cittadini.

Questo film si avvale di un cast tecnico di tutto rispetto, solo per citarne alcuni elementi: David Wasco, che ha collaborato a tutti i film di Tarantino, cura la scenografia, le musiche sono di James Newton Howard che ha scritto le colonne sonore per "The Sixt Sense" e "Signs", il montatore è Nick Moore che ha lavorato con importanti nomi del cinema mondiale tra i quali Spielberg, De Palma e Bertolucci.
Anche il cast artistico non è da meno: l'interpretazione di Julianne Moore, che dopo "Safe" e "The Hours" sembra essersi specializzata nell'espressione della malattia mentale, convince appieno nella parte della madre sotto shock e con evidenti problemi psicologici. Intenso anche il personaggio interpretato da Samuel L. Jackson poliziotto di colore, beniamino dei quartieri poveri che si trova impotente nel mezzo degli scontri tra la polizia e i suoi amici.
"Il Colore del Crimine" tocca tematiche purtroppo ancora attualissime, senza esibire violenza gratuita mostra le tensioni razziali e le dinamiche del pregiudizio che scattano nei momenti di difficoltà.
Per lo più nella seconda parte, si impone in questo clima rovente, la vicenda del rapimento del bambino: gli interrogativi sulla sua sorte e le indagini cambiano il tono del film che da giallo/poliziesco tende al mistery.
Sebbene gli elementi positivi siano parecchi e il film scorra via linearmente, le scelte registiche fin troppo classiche rendono la pellicola, da un punto di vista tecnico, poco originale, fa forse eccezione la sequenza tra le rovine di un antico orfanotrofio, Freedomland per l'appunto, chiuso a causa dei maltrattamenti sui bambini, in cui dei volontari cercano il piccolo Cody.
Curiosa la scelta del titolo italiano, che stranamente pare più azzeccato di quello originale e sembra voler suggerire una riflessione intrinseca sul crimine e sul razzismo, piuttosto che sulla vicenda della donna e il suo bambino, al contrario di quello americano che come il libro si intitola Freedomland, luogo in cui cominciano a svelarsi tutti i misteri della vicenda.
Con un finale che si trascina un pò e qualche difetto, "Il Colore del Crimine" è una pellicola non indimenticabile ma che risulta comunque un piacevole passatempo.

La frase: "Finché qualcuno non mi dice che mio figlio è morto, io sono qui!"

Ilaria Ferri

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