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Flight











Robert Zemeckis è uno dei registi più importanti della storia del cinema, suoi sono capolavori come la trilogia di "Ritorno al futuro", "Chi ha incastrato Roger Rabbit?" e "Forrest Gump". Negli ultimi dieci anni il suo interesse principale si è spostato più sulla tecnologia che sulle storie. Ecco allora la voglia di essere tra i pionieri del motion capture con "Polar Express" e "La leggenda di Beowulf" ed il 3d, forse ad oggi uno dei migliori di sempre, di "A Christmas Caroll". Il suo nuovo film, "Flight" è quindi un ritorno al passato, anche se, a dispetto del titolo, il film è più un dramma e che un action movie.

Al centro di tutto vi è infatti la dipendenza da alcool. Whip Whitaker è un pilota che non si lascia sfuggire nessun vizio.
Nonostante abbia assunto droga e superalcolici si ritrova ad essere l’eroe di un (quasi) scampato disastro aereo. Le analisi a cui si sottopone successive all’incidente però rischiano di rovinargli la carriera...

"Flight" è un film davvero "strano". Parte come un film d’azione, ha una parte centrale piuttosto drammatica e, poco prima di concludersi, abbraccia persino i toni della commedia con la scena del giorno dopo all’hotel. La sceneggiatura scritta da John Gatins basa il proprio conflitto drammaturgico su una domanda di natura etica piuttosto interessante per il pubblico: "Se una persona con i propri comportamenti sbagliati rischia di uccidere degli innocenti va punito anche se poi alla prova dei fatti ha dimostrato che quei danni non li ha provocati, anzi quelle persone è riuscito comunque a proteggerle meglio di quanto avrebbe fatto qualcun altro?". Denzel Washington racchiude al meglio questo insieme di contraddizioni emotive, dando prova di quanto sia ancora uno dei migliori attori sulla piazza.
Zemeckis gira con mano sicura ed impreziosisce il tutto con la stupenda sequenza dell’atterraggio. Nonostante tutto la sensazione finale è che la sceneggiatura non sia bene amalgamata nei toni e che le due ore e venti utilizzate per raccontare sballo, dipendenza e redenzione del protagonista siano un po’ troppe. Allo stesso modo appare inspiegabilmente abbandonato a sé stesso il personaggio della ex tossicodipendente interpretata da Kelly Reilly inizialmente presentato come co-protagonista della vicenda. da Zemeckis si può pretendere di più.

La frase:
- "Sto cercando di salvarti la vita!"
- "Quale vita?".

a cura di Andrea D'Addio

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