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El Cantante
L’apertura è a New York nel 2002, con Jennifer Lopez – anche produttrice del film – che viene intervistata su Hector Lavoe, cantante portoricano di quella che, ottenuta dal miscelamento di jazz, rumba, mambo, merengue e plena, è stata definita salsa.
Del resto, nei panni di Puchi, moglie di Lavoe, è proprio la vita del pioniere della ridefinizione della musica latina, interpretato dal vero marito Marc Anthony, che la protagonista di "Out of sight" (1998) intende celebrare attraverso il lungometraggio diretto dal cubano Leon Ichaso, il quale, dopo un brevissimo ritorno al 1985, secondo la donna l’anno più bello ma anche quello destinato a segnare la fine dei bei tempi, riparte direttamente dalla Puerto Rico del 1963.
Ed è tramite il progressivo attraversamento degli anni Settanta e Ottanta, richiamati a dovere dal lodevole lavoro svolto su scenografie e fotografia, che i circa 106 minuti di visione affrontano l’ascesa verso il successo e la fama per un artista capace di essere musicale anche quando ti insultava e il cui sound ha combinato la tradizione portoricana con la modernità della street music, rivelandolo non solo come architetto di salsa, ma come la sua anima.
Un artista del quale, in mezzo a vizi e cocaina, viene mostrata anche la grottesca celebrazione del matrimonio; tra i vari tasselli volti a segnare il percorso sentimentale accanto alla compagna, con cui, a detta della donna, portava avanti un rapporto all’antica, buono e cattivo, a differenza delle moderne relazioni alla ricerca della perfezione, resa impossibile dal fatto che l’amore, quando è vero, non è mai esente da difetti.
Perché, in fin dei conti, tra un’esibizione e l’altra, è proprio il rapporto amoroso dei due protagonisti a rappresentare il perno su cui si regge l’intera pellicola, tanto da lasciar avvertire una forse eccessiva trascuratezza nei confronti della descrizione dell’attività che rese famoso l’autodistruttivo Lavoe.
Mentre l’impressione che si prova è quella di trovarci dinanzi ad un prodotto che, con ogni probabilità, funzionerà decisamente meglio se visionato nel corso dei caldi pomeriggi estivi sul piccolo schermo; dal quale, del resto, il regista – che in fatto di biopic musicali diresse anche "Hendrix" (2000) – proviene.
La frase: "Hector era il migliore e non solo a New York, tutto il mondo lo amava".
Francesco Lomuscio
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