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...e dopo cadde la neve
…e dopo cadde la neve. Dopo quella tragica serata di domenica 23 novembre 1980, quando i paesini dell'Irpinia vennero colpiti dal terremoto, dal sisma che distrusse le case e tutte le altre strutture, gettando nella disperazione gli abitanti del posto. Oggi, a venticinque anni dalla tragedia, Donatella Baglivo, pluripremiata documentarista dalla carriera trentennale, supportata dal fratello montatore Maurizio, attivo nel cinema dal 1980 (suoi, tra gli altri, il montaggio di Fatal frames-Fotogrammi mortali e La vespa e la regina), termina la post-produzione di una docu-fiction che ricostruisce la storia di quelle sfortunate persone, interpretata da Santo Bellina (Paolo Borsellino), Alba Cuomo (Classe mista 3A), Larissa Volpentesta (Vipera), Anna Ammirati (Monella), Anita Zagaria (Concorrenza sleale), Francesco Gabriele (La passione di Cristo), Sara Franchetti (Nel mio amore) e Marco Basile (Cuori rubati).
Mette quindi in scena i due bambini Battista e Lucia, lui spesso preso in giro dai ragazzi, lei sempre pronta a prenderne le difese, intorno a cui si sviluppa il dramma che vedrà poi coinvolti militari, medici e semplici cittadini, tra cui Rocco, Maria e Giuseppe, i quali, volontariamente, cercheranno di dare sostegno ai più bisognosi.
Ed è certo che, il primo elemento a balzare agli occhi durante la visione, è che il prodotto soffra di una certa amatorialità, ma in Italia, ormai è cosa risaputa, per chi non dispone di major alle spalle o di capitali esorbitanti, il cinema si è trasformato in una tortuosa avventura. Però l'importante, nel lungometraggio di Donatella Baglivo, non è questo, perché, pur presentando un look da soap-opera tricolore che lo rende sicuramente più adatto al piccolo che al grande schermo (d'altra parte, ancora non è stato deciso se andrà in tv o al cinema), non lascia spazio a cento vetrine, incantesimi o posti al sole, ma si preoccupa sentitamente di porre all'attenzione di tutti il dramma di quella fatidica, fredda notte del 1980, cancellato troppo in fretta dalla memoria, come del resto quasi tutte le tragedie dello stivale del globo, mentre molti dei superstiti ancora oggi (soprav)vivono in condizioni disagiate. Forse il film, la cui qualità del digitale ci lascia pensare ai reportage giornalistici, pecca in lunghezza nella seconda parte, ma rimane comunque un interessante documento, impreziosito dalle belle musiche di Alterisio Paoletti, la cui sincerità è intuibile dai dialoghi ricchi di dolcezza e dal bisogno di ritrovare, tra abitazioni diroccate e famiglie unite per la vita, quella romantica poesia che, sia nel quotidiano vivere che sullo schermo, è stata sommersa dalle fredde, moderne tecnologie che supportano le grandi metropoli.
E non possiamo che concludere con la stessa didascalia che chiude il film: "Dedicato alle vittime e ai superstiti del terremoto".
La frase: "La nonna lo diceva sempre che gli davano la casa solo quand'era morta".
Francesco Lomuscio
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