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Dreamer
Pare che gli Stati Uniti d'America abbiano sempre avuto un ascendente particolare nel raccontare storie di cavalli. Dal televisivo "Furia", il cavallo del west, fino ad arrivare sino ai giorni nostri con cartoni animati come "Spirit, cavallo selvaggio", la razza equina ha sempre potuto contare su una rispettosa e, volendo esagerare, referenziale stima da parte delle produzioni americane. Con "Dreamer", del regista debuttante John Gatins, Hollywood si fregia di un'altra stella da lanciare nell'olimpo dei puledri leggendari, potendo contare anche su "fantini" del calibro di Kurt Russel, Elisabeth Shue e Dakota Fanning.
Quando Ben Crane si trova di fronte la difficile scelta se sopprimere o no una puledra puro sangue rimasta zoppa, la scelta ricade sulla seconda: decidendo di portare in salvo la cavalla, di nome Sonador, accudendola lui stesso nella propria fattoria. L'uomo così, assistito dalla sognante figlia Cale, rimetterà in sesto Sonador riuscendo persino a farla gareggiare nella Breeder's Cup, una delle più importanti gare di ippica.
E' intorno alla mezz'ora di girato che lo spettatore comincia a chiedersi, non senza un pizzico di angoscia, quando il film prenderà una svolta narrativa di qualsiasi tipo. Purtroppo infatti l'assenza di verve, ritmo e pathos nel racconto, risulta essere la più grave mancanza della pellicola. Un film che non va molto oltre il "dramma" della piccola e tenace Cale che, con coraggio e passione, riesce a risollevare il morale della puledra Sonador. D'accordo: film di questo tipo, è noto, non puntano certamente su colpi di scena o grandi svolte narranti, ma certamente, in questo caso specifico, si poteva forse fare un pò di più dal punto di vista della sceneggiatura e della regia che diventano quindi i pilastri portanti di tutta la produzione. Dialoghi di maniera regalano qualche sorriso qua e là, soprattutto nelle occasioni in cui la piccola Cale cerca di convincere tutti che la sua Sonador vincerà, ma non si allontanano dal recinto della apatia. Una regia timida e per nulla disinvolta, invece, regala qualche sbadiglio ad una trama già di per sé prevedibile e stantia. Spento.
Il cast è di quelli da considerare "interessante": Kurt Russel non brilla di luce propria, ma si avverte un certo impegno e dovere nel farsi carico di reggere, sulle spalle proprie, la pellicola; al suo fianco la piccola Dakota è da confermarsi "odiosamente adorabile", un astro in continua ascesa; Elisabeth Shue e Kriss Kristofferson, quest'ultimo famoso per la trilogia di "Blade", si limitano invece a fare la loro parte, non c'è grande partecipazione, ma risultano comunque gradevoli. Sognanti.
Tratto da una storia vera, "Dreamer" è un film drammatico da definirsi sui "generis", intendendo una certa generalità filmica propria di questa pellicola. Non spicca in particolar modo sotto nessun punto di vista, ma forse piacerà a chi da un film che racconta la rivalsa di un puledro nel mondo delle corse, non si aspetta altro che "un altro film che parla di cavalli"...
La frase: "...Tu sei un grande campione, quando corri i mortali si scansano..."
Diego Altobelli
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