Delivery
"Il cielo sopra Berlino", "Taxi driver" ed anche "Ladri di biciclette", sono molte le fonti di ispirazione dalle quali Nikos Panayotopoulos, sessantatreenne regista greco sembra avere attinto con questo film "Delivery", presentato in concorso alla 61° Mostra del Cinema di Venezia.
Ma chi è Delivery? E' un ragazzo attorno ai 25 anni (Thanos Samaras) arrivato ad Atene su di un pullman notturno. Affetto da un'afasia ai limiti dell'autismo, cerca lavoro in una città dove gli indigeni sembrano essere scomparsi: al loro posto un variegato mondo di extracomunitari che sembrano essersi ambientati benissimo nella capitale greca. La sua ambizione è diventare un pizza-man, ossia un trasportatore (Delivery, per l'appunto) di pizze a domicilio. Per raggiungere l'ambito obiettivo impara a memoria la toponomastica della città che fu di Socrate e Platone, grazie anche all'aiuto di un venditore d'acqua ai semafori ex lavatore di cadaveri (ha tutta una sua personalissima filosofia sull'estremo evento riassumibile nella frase: "La notte tutte le mutande sembrano nere"..., ) che lo ospita nella lurida cantina di una vetusta palazzina.
Quasi muto, con lo sguardo perso nel vuoto, con reazione al mondo quasi prossima allo zero, Delivery, però, qualche pregio lo ha. E' una virtù poco apparente, come dice De Andrè "tra tutte le virtù la più indecente". E' dotato di un enorme membro come ci fa notare lo sguardo sfinito ma soddisfatto di Xanti (Alexia Kaltsiki), la ragazza che lavora nella pizzeria (Vesuvio il nome del locale) dopo un fugace rapporto su una panchina con il portatore di pizze. Delivery è fortemente attratto dalla ragazza, le vuole bene, è protettivo nei suoi confronti soprattutto quando scopre che è una tossicodipendente sfruttata da un cinese che la fa prostituire per venderle la roba. Ma i guai non finiscono qua. A Delivery rubano il motorino con il quale svolgeva il suo lavoro, muore il suo compagno di appartamento al quale il ragazzo sottrae una pistola e si lancia nell'Atene dei disperati con non ben precisati - anzi, confusissimi - propositi di vendetta.
Nikos Panayotopoulos - anche autore della storia assieme a Michel Fais - realizza un film dai contenuti forti e dalle tinte drammatiche. L'opera, però, scorre lentamente, ai limiti dell'atrofia tanto è contraddistinta dai lunghi momenti di silenzio - dovuti anche, come detto, alla scarsa loquacità del protagonista - che risulta di difficile sopportabilità. Difetto ulteriormente accentuato da una serie di scene che risultano in eccesso per la storia che si vuole raccontare i cui significati finiscono per essere davvero pretenziosi messi di fronte ad uno stile narrativo quasi mai chiaro nei suoi sviluppi. Discretamente apprezzabili sono invece i bozzetti dei molteplici curiosi e singolari personaggi che costellano la narrazione.
Un film pesante, per stomaci forti e stati di coscienza eccezionalmente vigili.

Daniele Sesti

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