MovieFlash: A Cannes "L'ultima sequenza" di 8 e 1/2.
Nell'ambito delle celebrazioni in onore di Federico Fellini, nel decennale della sua morte, verrà presentato a Cannes, come prologo delle manifestazioni in onore del regista, il documentario "L'ultima sequenza" realizzato dal critico cinematografico Mario Sesti.
Prodotto assieme alla Sciarlò di Francesco e Giuseppe Tornatore, il documentario, partendo da una serie di fotografie effettuate nel 1962 dal giornalista americano Gideon Bachmann sul set di "8 e 1/2", costituisce un viaggio, intimo e profondo, nei meandri dell'arte del regista riminese di cui Sesti si dimostra un approfondito conoscitore. Lo spunto è dato da una fotografia nella quale è rappresentato un finale di "8 e 1/2" che poi fu scartato dal regista. E' un finale diverso da quello ottimistico e luminoso che conosciamo. Nella sequenza fotografata si vedono tutti i personaggi stipati in un vagone ristorante, vestiti di bianco. Sesti procede da questo dato particolare per tentare di rispondere ad alcune domande relative alla sequenza scomparsa.
Lo fa aiutandosi con le testimonianze di chi sul set c'era. Rispondono Sandra Milo, Claudia Cardinale, Tullio Pinelli, Peppino Rotunno, Tullio Kezich, Lina Wertmuller (nei panni di aiuto regista), Anouk Aimèe e Rossella Falk. Quello che colpisce è che ognuno fornisce una versione diversa dei fatti. Addirittura, qualcuno è reticente: si tratta della Falk che afferma di non ricordarsene per niente. Eppure, ad osservare con attenzione le fotografie del giornalista americano, l'attrice è presente.
Perché questo fenomeno di rimozione totale o parziale? Sesti partendo da questo interrogativo coglie l'occasione per condurre un'analisi su Fellini e i suoi rapporti con l'arte cinematografica di cui è stato un indiscusso maestro. Il lavoro si avvale anche delle interviste registrate da Bachmann sempre sul set: diverse ore di conversazione con il regista, con Marcello Mastroianni ed altri appartenenti al cast del film.
Il pregio de "L'ultima sequenza" non è limitato solo ai suoi elevati contenuti. E' certamente da lodare anche il metodo scelto da Mario Sesti. Il giornalista, ora nei panni di regista, utilizza con acume lo scarno materiale a sua disposizione: fotografie, vecchie registrazioni, interviste. Il resto è passione e competenza, due ingredienti rari nel mediocre mondo delle produzioni all'italiana.
di Valerio Salvi
(16 Maggio 2003)
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