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Codice CriminaleLa recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com di Rosanna Donato26 giugno 2017Voto: 6.5
Michael Fassbender è il protagonista di “Codice criminale”, il film diretto da Adam Smith e incentrato su una famiglia di criminali da molte generazioni, i Cutler, questi ultimi vivono di rapine, corse d’auto ed inseguimenti con la polizia. Chad (Fassbender) si trova ad un bivio: rispettate suo padre (il capo Colby) e il suo “lavoro”, o dare una vita migliore a sua moglie Kelly e ai loro bambini. Quando l’uomo prende la sua decisione, deve scontrarsi con la rabbia di Colby e con un sistema che non sembra permettere alcuna redenzione. Chad, inseguito perennemente dalla polizia, inizia a realizzare che il suo destino potrebbe non essere più nelle sue mani e che salvare la sua famiglia potrebbe comportare un doloroso sacrificio.
Nonostante sia basato su un soggetto interessante, anche se non molto originale, il film di Adam Smith lascia un po’ perplessi. Prima di tutto ci aspettavamo qualcosa di più dall’interprete principale che, sebbene risulti credibile, quasi scompare di fronte alla forza espressiva di Brendan Gleeson (il padre di Chad), perfetto nei panni di un uomo duro, che non si lascia fermare alla prima difficoltà e la cui intenzione è quella di portare avanti la ‘tradizione’ di famiglia. Il ritmo è eccessivamente lento ed è per questo motivo che difficilmente un ipotetico spettatore riuscirà a seguire l’intera pellicola senza mai guardare l’orologio. Non che il ritmo narrativo sia un valido motivo per bocciare un film - cosa che comunque non stiamo facendo -, ma - trattandosi di una pellicola d’azione - non dovrebbe essere presente quell’appiattimento generale che invece la caratterizza. Il film però si avvale di scene intense, emozionanti, e di dialoghi diretti, curati, talvolta scurrili, che non lasciano spazio alla banalità e a battute superflue, inutili, ai fini del racconto. Insomma, possiamo dire che “Codice criminale” gode di un ottimo lavoro di scrittura, quello svolto dallo sceneggiatore Alastair Siddons. Quello che in un certo senso colpisce è sentire la musica dei Chemical Brothers, che sono i protagonisti di una colonna sonora dal carattere incisivo e fresco. Contribuisce a dare un po’ di vitalità in più alla pellicola una fotografia pulita, composta da toni prevalentemente freddi e scuri (d’altronde il più delle volte agiscono di notte). In realtà, è bene dirlo, si denota un discreto equilibrio tra le scene girate in ambienti luminosi - spesso ci troviamo immersi nella natura - e quelle più ‘buie’. Come abbiamo citato sopra, non mancano momenti più intimi e scene volte a spingere lo spettatore a riflettere su temi importanti: è chiaro che nel film si metta in luce il valore della famiglia, ma cosa succede quando sei costretto a scegliere tra alcuni membri di essa? Le cose si complicano, ma non tutto è perduto. La pellicola ci insegna che scappare non serve, bisogna pagare per le proprie azioni, prendersi le proprie responsabilità, e imparare dai propri errori. Inoltre, sottolineiamo la grande attenzione al dettaglio del regista Adam Smith, che emerge in particolare nelle inquadrature in primo piano ed è messa in luce attraverso una regia incisiva e notevole. La frase dal film:
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