Cantando dietro i paraventi
"Il perdono è più forte della legge". In questa frase, pronunciata alla chiusura del film, è racchiusa l'intima essenza di "Cantando dietro i paraventi", l'ultima opera dil Ermanno Olmi. Un film che riafferma con veemenza la sostanziosa cifra stilistica del settantenne regista bergamasco. Con una scrittura piana ma vigorosa, caratterizzata da un elevato gusto pittorico, Olmi ci racconta, usando l'espediente del teatro nel teatro, la storia della piratessa Ching divenuta tale dopo l'eccidio del marito corsaro da parte dei suoi finanziatori offesi per avere quest'ultimo ceduto alle lusinghe dell'Imperatore. La Vedova, sconvolta ed oltraggiata, diverrà il pericolo numero uno per l'Impero, del quale avrà anche il coraggio di attaccarne le navi commerciali che navigano sotto la sua protezione. L'impero subisce una serie di scacchi finché non si decide di mandare contro la piratessa un così gran numero di navi da guerra "che l'orizzonte non bastava a contenerle tutte".
Olmi ci racconta una favola utilizzando gli stilemi e le caratteristiche proprie di questo genere. Si vedono le battaglie, pennacchi di fumo segnalano lo scoppio di un cannone, ma non ci mostra mai il sangue e la realtà della sofferenza. Anche lo strumento del teatro, dove si racconta la storia, viene in aiuto all'atmosfera di placido distacco, mediando ulteriormente tra colui che narra e coloro che ascoltano. Il teatro è a sua volta un bordello mascherato dove un ingenuo ragazzo assiste all'intera pantomima, diretta da un attore di eccezione (Il vecchio Capitano interpretato da Bud Spencer), prima impaurito ed intimidito poi sempre più a suo agio e sempre più divertito. L'aspetto favolistico è poi ancor più accentuato dalla scelta musicale che, oltre a canzoni della tradizione popolare cinese, annovera brani tratti da Stravinsky, Berlioz e Ravel. Ottimo contorno, che esalta ed impreziosisce la curatissima fotografia di Fabio Olmi e i teatraleggianti costumi di Francesca Sartori.
Al centro dell'universo di Olmi, le scene in cui si incastonano dialoghi sempre altamente simbolici e che invitano alla riflessione ponendoti quesiti con discrezione, quasi in silenzio. Il finale, come tutte le favole che si rispettino, è emblematicamente lieto, come lieti, e lievi, sono quegli aquiloni che in luogo delle bombe cadono sulle navi dei pirati ormai accerchiati. Sono aquiloni che raccontano una storia. Una storia di pace e riappacificazione. E da quel momento "le voci delle donne rallegravano il giorno cantando dietro i paraventi".

Daniele Sesti

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