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Brothers
Un dramma di personaggi sottile e delicato questo "Brothers" che Jim Sheridan porta in scena in un film fatto di sguardi, frasi sussurrate e improvvisi scoppi di ira. Un dramma che espone sullo sfondo di una provincia americana fredda e ostile le umanissime debolezze di chi è rimasto solo, di chi solo lo è sempre stato, di chi ritorna e si sente escluso da quella cerchia di affetti nella quale prima, invece, era nel centro.
Remake di "Non desiderare la donna d’altri" della danese Susanne Bier, "Brothers" affronta un tema già visitato dal cinema anche con esempi mirabili (basti pensare a "Il Cacciatore" di Michael Cimino), quello del ritorno a casa dopo una guerra. A ritornare è Sam Cahill (Tobey Maguire), ufficiale dell’esercito degli Stati Uniti in Afghanistan, a rimanere sono la moglie Grace (Natalie Portman) le sue due figlie è il fratello Tommy (Jake Gyllenhaal). In questo triangolo di affetti spezzati, l’esercizio di ricostruzione è duro e doloroso soprattutto se minato da rapporti familiari già precedentemente minati da un passato contrassegnato da incomprensioni e strade decisamente divergenti.
Opera dal gusto teatrale più che cinematografico, il regista di "In nome del Padre" e "Il Mio piede sinistro", la affronta girando compassatamente una storia dove i personaggi e le loro interrelazioni sono al centro dell’azione. Il passaggio da uno sguardo a un altro, i lenti movimenti della macchina più attenta a un’espressione che a fornire di ritmo la narrazione, contrassegnano il film rendendolo intimamente lento, caratteristica che alla lunga rischia di renderne la visione un po’ pesante. I protagonisti riescono però nel rappresentare con la giusta misura il contrasto dei sentimenti messi in gioco e tutti gli interpreti sono all’altezza del compito. In particolare, ha colpito la bravura di Tobey Maguire, alle prese con un ruolo non consueto, nel riuscire a trasmettere un coacervo di sensazioni come rabbia, delusione, gelosia, dolore interiore che si traduce in una maschera quasi irriconoscibile da quella alla quale eravamo abituati. Un’annotazione particolare la merita anche Sam Shepard nella parte del padre dei due "brothers".
Film prodotto da un veterano come Sigurjon Sighvatsson ("Cuore Selvaggio") costruito solidamente e validamente interpretato.
La frase: "Sam non sapeva cosa volesse dire mollare!".
Daniele Sesti
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