Dietro i candelabri
Silenzio in sala, si va in scena. Entra un pianoforte sul palcoscenico, sulle note di una melodia pop. Dietro i candelabri, Liberace, l’artista più famoso dell’America a cavallo tra la metà del Novecento. Ricco, irriverente, spiritoso, Liberace piaceva anche per essere un vero e proprio uomo da palco, uno showman nato, cui piaceva esagerare anche durante le sue esibizioni, facendo brillare in modo chiassoso la scena. Steven Soderberg ha scelto questo personaggio enigmatico come soggetto del suo ultimo film, "Dietro i Candelabri", realizzando un piccolo capolavoro di colori, divertimento e profondità.
Lo sguardo di Soderberg, infatti, non si rivolge a tutta la vita del pianista, ma agli anni in cui visse la sua storia d’amore, quelli più adulti, quelli anche della morte. Scott Thompson è stato suo compagno per 5 anni, tenuto al segreto dalla mondanità che in quegli anni ancora non era familiare al tema dell’omosessualità né tanto meno la gradiva. Il loro era un rapporto sincero, diretto, tenero, di due persone che si facevano compagnia a vicenda amorevolmente. Un legame che finì come tutte le grandi storie, ovvero nel peggiore dei modi perché li portò al logoramento.
Il regista americano nel suo biopic sfavillante va a toccare uno dei problemi della società del tempo, in modo così delicato e fragile, che non può che commuovere anche i più duri di cuore. A dare manforte all’emotività che viaggia tra una risata fragorosa e una lacrima che scende silenziosa, ci sono le divine interpretazioni di due grandi della Hollywood di qualità: Michael Douglas e Matt Damon. Il primo, vecchia guardia, ci regala una delle migliori interpretazioni della sua vita, mettendosi in gioco nel ruolo di un gay famoso e benestante e convincendo con la sua spontaneità artistica. Il secondo invece, nel pieno della sua forma fisica, da volto a un ragazzo ingenuo, che viene travolto dalla bella vita e dall’ossessione per la sua metà.
Il film, che è tratto dalla biografia dello stesso Thompson, proprio per la sua tematica forte ha dovuto lottare con tenacia per arrivare nelle sale, ma fortunatamente anche questa battaglia è stata vinta.
Un altro tassello è stato costruito verso una società lontana dai pregiudizi. E meno male, aggiungiamo noi, perché con questa perla cinematografica Soderbergh ci mostra ancora una volta la sua versatilità nel passare da un genere a un altro, e la sua bravura nel farlo – quasi sempre – con successo.
La frase:
"Io non faccio concerti. Metto su spettacoli".
a cura di Valeria Vinzani
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