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A Natale mi sposo
Giusto il tempo di superare i titoli di testa sulle immagini della romana via dei Fori imperiali, con il Colosseo sullo sfondo, che ci troviamo nella trattoria "Da Gustavo Godendo", dove, oltre al proprietario (Massimo Boldi), lavorano il figlio Fabio (Jacopo Sarno), il cameriere romano ed ex pugile Rocky (Enzo Salvi) e il lavapiatti toscano Cecco (Massimo Ceccherini), fermamente convinto che "La donna più è vecchia e più è bona".
Sono loro i protagonisti della quarta avventura pre-natalizia (terza se si esclude il vanziniano "Olé", uscito proprio in prossimità delle feste) interpretata da Boldi dopo la rottura con Christian De Sica, i quali, come nella dimenticata accoppiata di cinepanettoni Filmauro costituita da "Vacanze di Natale ‘90" (1990) e "Vacanze di Natale ‘91" (1991), entrambi firmati dall’Enrico Oldoini de "La fidanzata di papà" (2008), si ritrovano a Saint Moritz a causa di uno "scherzetto" escogitato da Fabio. Infatti, essendo il matrimonio l’elemento che accomuna i quattro film boldiani post-De Laurentiis, qui abbiamo il ragazzo che, intento a convincere la sua ex fidanzata Chris (Lucrezia Piaggio), figlia di Tony (Vincenzo Salemme) e dell’ereditiera Sara (Nancy Brilli), a non sposare Steve (Simon Grechi), il cui papà è un ricchissimo banchiere svizzero (Riccardo Miniggio alias Ric), riesce a far sì che siano loro ad occuparsi del banchetto di nozze.
E, oltre a Patrizia (Loredana De Nardis), segretaria e amante di Tony, provvedono le wedding planner Gina (Teresa Mannino) e Paloma (Elisabetta Canalis) a movimentare l’ennesimo incontro-scontro tra diverse classi sociali sulla neve che vede stavolta dietro la macchina da presa Paolo Costella, regista di "Tutti gli uomini del deficiente" (1999), nonché allievo proprio del citato Oldoini, per il quale è stato sia aiuto che sceneggiatore.
Incontro-scontro che, tra torte alla marjuana, feste gay ed apparizioni di Cristina Del Basso (la tettona del Grande fratello, per intenderci) e del re delle notti televisive mondane Massimo Marino, sembra guardare sia al classico prodotto comico italiano natalizio che alla commedia rosa a stelle strisce, alla quale si rifà evidentemente per raccontare in maniera non disprezzabile il rapporto tra Fabio e Chris.
Mentre si procede tra battute decisamente dimenticabili ("Abbiamo sbagliato cappella, abbiam fatto una cappellata") e gag che, seppur già viste, riescono in qualche caso a divertire lo spettatore (la migliore è probabilmente quella giocata sull’equivoco tra Salemme e Boldi che sta lavando un porcellino d’India nel bidet), alle prese con circa 97 minuti di visione che rimangono di sicuro al di sotto della media, ma che risultano superiori ai due precedenti film con Boldi (quello di Oldoini e "Matrimonio alle Bahamas" di Claudio Risi) e, per fortuna, meno volgari del previsto. Nonostante immancabili peti e manici di scopa conficcati là dove non batte il sole.
La frase: "La parolaccia è la condizione dell’anima".
Mirko Lomuscio
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