Travolti dalla cicogna
Una visione intima, sincera e senza tabù della maternità.
E’ quella che il francese Rémi Bezançon – regista di "Ma vie en l’air" (2005) e "Le premier jour du reste de ta vie" (2008) – cerca di fornire attraverso il suo terzo lungometraggio, tratto dal romanzo "Lieto evento" di Eliette Abecassis.
Lungometraggio che ha per protagonisti Louis Bourgoin e Pio Marmaï nei panni di Barbara e Nicolas, trentenni innamorati, liberi e felici, i quali vedono improvvisamente cambiare i ritmi e il modo di trascorrere le proprie giornate dal momento in cui la ragazza rimane incinta.
L’oltre ora e quaranta di visione, infatti, li vede presto ritrovarsi in tre e costretti a sguazzare tra pannolini da cambiare, allattamento e nottate trascorse senza chiudere occhio.
Ma, sebbene il tutto – complici diverse, gradevoli situazioni – prenda avvio in maniera piuttosto allegra e "leggera", come vuole ormai da tempo la tradizione della commedia d’oltralpe adatta a tutti, Bezançon sembra virare bruscamente verso il dramma nel corso del suo secondo tempo; man mano che si parla dell’incapacità da parte del maschio di capire lo sconvolgimento ormonale di cui finisce preda la femmina in gravidanza e si assiste alla realistica sequenza del parto.
Nulla di eccessivamente impressionante, attenzione, ma piuttosto atipica per un’operazione di questo genere, solitamente volto a condurre lo spettatore verso il rilassamento e la spensieratezza.
Quindi, pur non essendo assenti occasioni di divertimento (citiamo soltanto il momento in cui vengono tirati grottescamente in ballo dei gadget erotici), si avverte di continuo la tendenza a voler trasmettere un certo retrogusto amaro, mentre procede il "calvario familiare" dei due protagonisti.
E diciamo che ciò, all’interno di una pellicola che, evidentemente, vuole incarnare le fattezze di elogio su celluloide alla vita, non rappresenterebbe neppure una scelta sbagliata; in questo caso, però, finisce soltanto per rivelarsi un invadente ingrediente che non solo finisce per infiacchire l’insieme, ma ne altera in maniera non indifferente l’identità.
La frase:
"Quando comincia una storia? Al primo appuntamento? Al primo baio? Al primo... ‘Ti amo’ ?".
a cura di Francesco Lomuscio
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