We Want Sex
Il cinema basato sulla conquista di un diritto è una specie di genere a parte, basato su una struttura molto rigida. C’è una situazione, per così dire, "normale" che sembrerebbe destinata a restare immutabile finché non interviene un fatto che fa la differenza e che innesca una serie di eventi che porta in modo ineluttabile a una risoluzione in senso "progressista". Ogni snodo narrativo è codificato, l’eroe incontra difficoltà, pensa di rinunciare, a un certo punto si sente isolato e le cose peggiorano sempre di più finché non vengono provvidenzialmente risolte da tutto il lavoro che l’eroe stesso ha realizzato fino a quel momento. We want sex è in un certo senso un titolo incompleto, sembra quasi fatto apposta per suscitare pruderie ancestrali. Il titolo completo dovrebbe essere We want sex equality, e si riferisce alle lotte per la parità di trattamento economico avvenute in Inghilterra verso la fine degli anni sessanta. Il teatro in cui si svolge questo scontro è lo stabilimento britannico della Ford, azienda emblema del modello di industria basato sulla produttività portata al massimo livello. Lo scontro non è soltanto tra le maestranze femminili ed impresa, ma paradossalmente e in primo luogo tra maestranze femminili e sindacato. Un sindacato che pensa che i suoi strumenti di lotta vadano affilati in primo luogo per i lavoratori maschi. Nigel Cole costruisce un prodotto tradizionale nello svolgimento e nell’andamento complessivo. L’aderenza al genere è precisa fin nei minimi dettagli, tanto che alcuni sviluppi si possono prevedere con un certo anticipo. Ciò nonostante We want sex è un film non solo di un certo valore nel ricostruire una battaglia specifica per l’ottenimento della parità dei diritti del lavoro, ma è anche piuttosto vivace e in certi punti davvero divertente. Rosamund Pike, attrice inglese sempre impegnata in ruoli da "ragazza operaia", è davvero efficace nel ruolo di protagonista, e il cast in generale è ben nutrito e convincente nella presentazione di determinati tipi femminili o maschili. Bob Hoskins nel ruolo di mentore della protagonista è davvero irresistibile e la ricostruzione della Londra di fine anni sessanta è molto precisa e accurata. Resta solo un interrogativo irrisolto: negli anni sessanta i colori erano davvero sempre e comunque sbiaditi?
La frase: "Ecco una ragazza con i gusti come i miei: portaci due whisky".
Mauro Corso
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