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Vanilla Sky
Se n'è parlato tantissimo, fin dai primi ciak, sopratutto perché ha segnato la fine del matrimonio Cruise/Kidman e l'inizio della nuova e attuale unione Cruise/Cruz. Simili avventure cinematografiche sono all'ordine del giorno, non ultima quella fulminea tra Meg Ryan e Russell Crowe, dissipatasi però come fumo al vento alla fine delle riprese. Augurando miglior fortuna alla nuova coppia non possiamo sottrarci in questo contesto al dovere di parlare del film sebbene, a conti fatti, quest'ultimo sia molto meno interessante della storia personale dei due.
Il remake di "Apri gli occhi" di Cameron Crowe infatti non è all'altezza del suo originale, diretto dall'allora venticinquenne regista ispano-cileno Alejandro Amenabar; paradossalmente neppure Penelope Cruz è all'altezza dello stesso ruolo che in quella versione aveva interpretato.
In nome dell'amore viene stravolta la costruzione frammentaria con cui avanza il film di Amenabar, perdendo la sensazione claustrofobica e inquietante del racconto, per trasformarsi in una banale storiella senza capo né coda.
Crowe elimina tutti gli incessanti spostamenti temporali di Amenabar, in un continuum piatto e noioso, liberando i protagonisti dalle oscure e pesanti atmosfere e farli volteggiare nel cielo color vaniglia di un dipinto di Monet. E i due né approfittano talmente da trasformarsi in ridicole marionette ammiccanti e saltellanti.
Il David Aames di Tom Cruise è un affascinante dirigente di una casa editrice di New York, che vive in un appartamento grande quanto una villa, ha pochissimi amici veri e ancora meno amori. Assidua frequentatrice del suo letto è Julie Gianni, segretamente innamorata del bel manager ma decisamente non corrisposta; soprattutto quando nel giorno del suo compleanno David incontra Sofia Serrano, ballerina spagnola arrivata da poco nella Grande Mela. La storia d'amore tra i due è intensa ma brevissima: David resta sfigurato a seguito di un gravissimo incidente di macchina in cui Julie muore. Nella rabbia forsennata della solitudine in cui si nasconde, perde Sofia e l'amico più caro ma intraprende un viaggio "di sogno" alla ricerca della sua anima.
Il rompicapo "costantemente sul filo del sogno" di Amenabar, si trasforma in una storia tra realtà e fantascienza, in cui tutto è sottoposto alla ricerca dell'amore perfetto, sognato e ricostruito dal protagonista attraverso i ricordi d'infanzia, le immagini consolatorie dei film di Frank Capra e le copertine di dischi. Il povero Kurt Russell nelle vesti dello psichiatra, fondamentale collegamento tra sogno e realtà per Amenabar, diventa per Crowe solo un personaggio in più, interessato a non far tardi a cena con la famiglia e non particolarmente coinvolto dai casi del disgraziato protagonista.
Una nota di merito alla colonna sonora che seppur prenda troppo spesso la scena, a volte assolutamente scollegata dalle immagini del film, è bellissima.
Valeria Chiari
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