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Tre manifesti a Ebbing, MissouriLa recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com di Rosanna Donato04 settembre 2017Voto: 8.5
Sorprendente, per certi aspetti anche esilarante. Questo è “Tre Manifesti a Ebbing, Missouri”, il nuovo film di Martin McDonagh (“7 psicopatici”) con protagonista assoluta un’eccezionale Frances McDormand, insieme a Woody Harrelson, Sam Rockwell e Peter Dinklage, tra i tanti. La pellicola racconta di una madre che vuole giustizia dopo la morte della figlia. La protagonista, interpretata da McDormand, inizia una lotta contro i poliziotti della sua città, pigri e incompetenti. Dopo mesi trascorsi senza passi in avanti nelle indagini sull'omicidio della figlia, Mildred Hayes decide di prendere in mano la situazione e, sulla strada che porta in città, noleggia tre grandi cartelloni pubblicitari sui quali piazza una serie di messaggi polemici e controversi, rivolti al capo della polizia William Willoughby (Woody Harrelson). Quest’ultimo prova a far ragionare la donna, ma quando viene coinvolto anche il vice Dixon (Sam Rockwell), la campagna personale di Mildred si trasforma in una battaglia senza esclusione di colpi, calci, schiaffi, morsi, insulti e frasi scurrili.
Questa la trama di “Tre Manifesti a Ebbing, Missouri”, un film di grande rilevanza, che mette a fuoco temi di portata universale in modo egregio. Il regista Martin McDonagh ha dosato sapientemente umorismo, ironia - che talvolta si trasforma in marcato sarcasmo - e dramma, dando vita a un film dai toni cupi, dove la speranza è sempre pronta a farsi da parte. Primi piani intensi, inquadrature volte a riprendere ogni singola sfumatura, sia dei personaggi, sia delle vicende che li vedono protagonisti. Il punto di forza della pellicola sta nella meravigliosa sceneggiatura. Nulla di banale o inutile. Battute intelligenti e ricche di ironia, un sense of humor da far venire i brividi al solo sentirlo. Non si tratta unicamente della forza del linguaggio adottato, spesso scurrile ma efficace. No, è proprio il connubio perfetto tra espressività degli interpreti e dialoghi accattivanti a rendere il film un vero gioiello del cinema d’oggi. Ad incidere sulla buona riuscita di “Tre Manifesti a Ebbing, Missouri” è anche una colonna sonora graffiante, che non mette solo in luce la drammaticità di alcuni momenti, ma è anche in grado di dare emozioni al pubblico. Nulla, infatti, è inserito a caso nel film. Ogni aspetto di esso è studiato con cura, a partire da una regia minuziosa, pronta a cogliere dettagli in primo piano in modo incisivo, senza però tralasciare il contorno, il contesto di ogni singola scena. Eppure qualcosa che non va c’è sempre. In questo caso, infatti, notiamo dei momenti inverosimili, lontani anni luce da quello che potremmo vedere nella nostra quotidianità. Ma l’interpretazione magistrale di Frances McDormand, dura ma comprensiva quando serve, contribuisce non poco ad alzare la qualità del film, già alta anche solo per la sceneggiatura. È un vero peccato che sia stato affidato un ruolo minore a Woody Harrelson, lo sceriffo di Ebbing, il quale - nonostante fosse perfettamente in parte - avrebbe potuto dimostrare molto di più. Una cosa è certa: l’attore non ha deluso nemmeno questa volta, ma anzi il suo personaggio ha emozionato molto più di quanto si potesse pensare. È bene menzionare però la presenta di scene piuttosto forti a livello emotivo e visivo, che potrebbero destabilizzare lo spettatore. Nonostante ciò, lasciatevi travolgere dall’intensità delle scene, spesso imprevedibili. Tra i temi trattati, da ricordare è senza dubbio quello del senso di colpa. Banale, sì, ma espresso molto bene dalla protagonista. Ma il più importante è capire quando sarebbe bene fermarsi, perché in fondo la vendetta non serve. Lo capirà o continuerà la sua disperata lotta alla ricerca di un po’ di giustizia? La frase dal film:
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