Tutti i nostri desideri
Una tragica vittoria, come può essere l'ottenere un successo giuridico destinato a far scuola e venir condannati da una malattia a pochi mesi di sopravvivenza. Liberamente ispirato al romanzo “Vite che non sono la mia” di Emmanuel Carrère, co-sceneggiato e diretto da Philippe Lioret (già apprezzato per “Welcome”), “Tutti i nostri desideri” ha il respiro di una prova d'attori impegnati in un rapporto anomalo e in due amari tipi di lotta. Marie Gillain dà al suo personaggio un volto tormentato che non riesce a rivelare la tragedia incombente al marito e ai due figli piccoli, benedice la futura coppia in una toccante scena d'ospedale e trova nell'alter ego interpretato da Vincent Lindon - il cui fruscìo della giacca di pelle diventa subito presenza familiare e rassicurante - quel padre che non ha avuto. La loro frequentazione nasce dalla stima e permette una confidenza esclusiva, nell'oscillazione tra un affetto quasi parentale e l'attrazione erotica. Nessuno dei due dichiara tale ambivalenza (si tengono stretti la mano e continuano a darsi del lei) ma, in un gioco di specchi, è il nervoso disagio dei rispettivi compagni a evidenziarla.
La donna sostiene il peso di una doppia battaglia, una legale e una contro il cancro, affrontando senza ricatti emotivi la scelta tra un nuovo protocollo medico pur sempre invasivo – che inoltre ritarderebbe non di molto la morte - e il semplice ricorso alla morfina. E il film valorizza non solo la dignità del malato, ma anche del povero. Perchè, ben sapendo che nonostante le irregolarità dei contratti di prestito finanziario (i quali utilizzano pubblicità ingannevoli ai danni di gente in difficoltà) questi sono stati firmati, e i soggetti deboli – che non godono di una rappresentanza adeguata - sono destinati a soccombere, sposta la vertenza nei confronti degli abusi degli istituti di credito sul terreno della “concorrenza sleale” a livello comunitario, il solo discorso accettabile dal governo dei mercati. In quanto “il consumo è il sistema: non si tocca”.
La frase:
"Lasciatemi in pace, voglio solo degli antidolorifici".
a cura di Federico Raponi
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