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The Runaways
La diva di "Twilight" Kristen Stewart è Joan Jett, cantante e chitarrista di Filadelfia che fondò a metà anni Settanta le Runaways, rock band tutta al femminile destinata a diventare un vero e proprio punto di riferimento per tutte le successive esponenti del gentil sesso interessate a diffondere note musicali nel modo più selvaggio possibile.
Ma, con l’apertura nel 1975, il lungometraggio d’esordio di Floria Sigismondi – originaria di Pescara che ha alle spalle cortometraggi e videoclip – non è sul suo personaggio che si concentra principalmente, bensì su quello di Cherie Currie, quindicenne cantante del gruppo, cui concede anima e corpo una Dakota Fanning ormai lontana dagli innocui ruoli di bambina prodigio alla "La guerra dei mondi".
Infatti, la brava Dakota, cui tiene in maniera efficace testa una sorprendente Stewart, si abbandona perfino a un bacio saffico con la co-protagonista nell’incarnare la problematica ragazza dalla madre assente e il padre alcolizzato, la quale, proprio a causa della difficile situazione familiare, si getta nella trasgressiva avventura rock sotto il folle e sboccato produttore musicale Kim Fowley, interpretato dall’ottimo Michael Shannon di "Revolutionary road".
Avventura rock all’insegna del sesso, della violenza e della ribellione che viene accompagnata da una nutrita colonna sonora spaziante da "Rebel rebel" di David Bowie a "Pretty vacant" dei Sex pistols; senza dimenticare una rilettura targata MC5 di "It’s a man’s man’s man’s world" di James Brown e, ovviamente, diversi hit delle Runaways.
Però, tra una "Cherry bomb" e una "I love playin’ with fire", la pellicola, costruita più sul lato relativo ai vizi delle due giovani che su quello riguardante i loro pezzi, sembra essere sorretta unicamente dal già elogiato cast, finendo per deludere soprattutto gli spettatori che si aspettavano uno di quei biopic sullo stile de "La bamba" o "Great balls of fire!-Vampate di fuoco".
Ed il risultato finale, scandito da una regia piuttosto elementare e priva di particolari guizzi, rimane sostanzialmente fiacco, pur approdando ad un non disprezzabile epilogo posto tra "I love rock’n’roll" e "Crimson and clover" eseguite da Joan Jett and the Blackhearts.
La frase: "Sono Joan Jett, suono la chitarra elettrica".
Francesco Lomuscio
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