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The Poll Diaries
Dopo il successo di "Quattro Minuti", il regista Chris Kraus propone un film liberamente ispirato ai diari di una sua prozia Oda Schaefer, una delle più grandi poetesse tedesche durante la Prima Guerra Mondiale. L’opera in costume ha richiesto ben tre anni di pre-produzione e ha registrato la collaborazione di ventiquattro canali televisivi e di film foundation. Sempre fedele al suo stile, Kraus propone un’opera originale densa di temi dalle atmosfere avvolgenti e soffuse, come perennemente avvolte dalla bruma, creando così un’ambientazione quasi onirica. Vi è una forte attenzione per l’estetica delle immagini, riuscendo con pochi movimenti di camera ad immortalare i soggetti e le situazioni, contribuendo a mantenere viva la tensione su cui ruota il film. Quella stessa tensione che sembra vacillare verso la fine, quando i fili del destino stanno per ricomporsi portando alla chiusura dell’opera e ai titoli finali di carattere didascalico nei quali si scopre il destino dei diversi personaggi. A sottolineare l’atmosfera "romantica" e onirica è anche la voce narrante fuori campo che compare a tratti, tesa ad evidenziare le scene più importanti, donando al film i tratti tipici del romanzo di formazione. Con tocco delicato e con una ricchezza di dialoghi "importanti" e suggestivi, il regista rappresenta la vita di una famiglia tedesca in Estonia nel 1914. Dopo la morte della madre, la giovane quattordicenne Oda Schaefer è costretta a raggiungere la nuova famiglia del padre Ebbo von Siering in Estonia a Poll, un paese dove nessuno parla tedesco. Oda soffre per la morte della madre e cerca con tutte le sue forze di avvicinarsi al padre, unica persona che sembra interessarsi a lei, poiché la sua aristocratica matrigna Milla è molto più interessata alla vita di società, alla musica e ai tradimenti. Il padre è amorevole nei confronti della figlia, ma ha un morboso interesse per l’anatomia umana in particolare per il cervello alla ricerca delle tracce della cattiveria dell’uomo, cosa che lo ha reso sgradito agli occhi degli scienziati tedeschi, tanto da fargli perdere la cattedra universitaria. Curiosa e ribelle Oda si prende cura di un anarchico estone ferito, nascondendolo e rifocillandolo, ribattezzandolo Schnapps (grappa). Questo gesto porterà a dei cambiamenti profondi nella ragazza che si aprirà al mondo con occhi diversi, il suo gioco infantile innescherà una profonda reazione a catena alla vigilia della guerra. Quello tratteggiato è un mondo decadente sull’orlo del baratro, percorso da tensioni politiche che sfoceranno nella Prima Guerra Mondiale, infatti, in quella regione, sulla costa del Baltico, convivono tedeschi, russi ed estoni. E’ descritta un’atmosfera crepuscolare atta a sottolineare le relazioni instabili che coinvolgono i membri della famiglia, un intimo sconvolto dal desiderio, dalla paura e da un senso di solitudine che si esplica visivamente nella villa su palafitte. E’ un film dallo spirito vagamente gotico e melodrammatico, caratterizzato da un perfetto equilibrio fra dolcezza, sensibilità, follia e genialità, presente soprattutto in Ebbo, interpretato da un bravissimo Edgar Selge e dalla nuova rivelazione del cinema Paula Beer, nelle vesti di Oda.
La frase: "Nessun sentimento mi sopravvivrà, come non fossi mai esistita".
Federica Di Bartolo
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